Recensione di “L’opera del tradimento” di Mario Brelich
La fluidità del romanzo combinata con il rigore analitico del saggio. È questa la curiosa alchimia che caratterizza i lavori di Mario Brelich, autore coltissimo e raffinato, appassionato indagatore del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Se ne Il sacro amplesso (che tratta della storia di Abramo e Sara, del figlio che deve nascere come suggello del loro patto con Dio, e di come questo vero e proprio miracolo possa realizzarsi considerata l’avanzatissima età di entrambi i coniugi: novant’anni Sara, quasi cento il marito) lo “spazio” concesso alle regole e allo stile della prosa romanzesca si limita alla sottile ironia di alcuni passaggi, alla descrizione – soprattutto psicologica – dei due protagonisti e all’evolversi del rapporto tra loro e il Signore, nel lavoro successivo, L’opera del tradimento, l’inventiva di Brelich sfiora la genialità.
L’autore, infatti, affida le sue riflessioni nientemeno che ad Auguste Dupin, l’infallibile investigatore dilettante inventato da Edgar Allan Poe – un apprezzabile e per nulla scontato omaggio letterario – e finge che uno dei suoi casi (l’unico, in realtà, che il detective creato dal grande scrittore americano non è stato in grado di risolvere) riguardi il tradimento commesso da Giuda nei confronti di Gesù. Al “mistero Giuda”, Dupin si è interessato per ingannare il tempo, per mettere alla prova le sue capacità deduttive, e l’indagine, durata anni, ha prodotto una vera e propria documentazione. È proprio il casuale ritrovamento di tutto quel materiale a riaccendere nell’investigatore francese, ormai anziano e costretto quasi sempre a casa, il desiderio di fare finalmente luce sulle ragioni dell’esecranda decisione presa da Giuda. Perché ha tradito Gesù? Cosa l’ha spinto a farlo? In una parola, qual è stato il movente?
L’occasione per riprendere in mano tutti gli appunti, per ricontrollare, pagina per pagina, il “dossier” viene offerta a Dupin dalla visita di un caro amico. Seduti in poltrona, i due analizzano il caso, discutono gli indizi, mettono a confronto le rispettive ipotesi, e attraverso la loro dettagliata ricostruzione la vicenda, poco alla volta, prende vita…
Mario Brelich non è uno scrittore semplice, non va preso sottogamba né con leggerezza. Il suo stile è agile, ma la capacità di analisi profondissima e la preparazione impeccabile. È indispensabile conoscere, almeno per sommi capi, ciò di cui i suoi libri parlano, altrimenti gran parte della loro ricchezza va perduta. Ma al di là delle difficoltà che comporta la lettura è un autore che va affrontato, perché si rivela una scoperta preziosissima, e soprattutto perché ripaga abbondantemente l’impegno che richiede.
I romanzi di Mario Brelich sono pubblicati da Adelphi.
Adesso lascio la parola a lui, o meglio, a Dupin, che nello sfidare il suo amico a risolvere il caso del tradimento di Giuda spiega cosa, in questa vicenda, lo ha avvinto così strettamente da non lasciarlo più. Buona lettura.
– Allora, avete dato un’occhiata ai Vangeli? Che impressione ne avete tratta? -. E senza aspettare risposta continuò: – Sono convinto, cher ami, che dopo aver consultato la Bibbia, il ‘caso Giuda’ vi appare più misterioso di quanto credevate prima. A vostra consolazione vi dichiaro che, infatti, il testo sacro non contiene elementi sufficienti per chiarire né il ‘perché’ né il ‘come’ del tradimento dello sciagurato apostolo. Ma posso aggiungere, sempre a vostra consolazione, che non vi ci raccapezzereste molto di più anche se aveste studiato scrupolosamente tutta la letteratura bimillenaria in materia, dalla patristica ai tentativi di studiosi e scrittori moderni: il tradimento di Giuda è ricoperto a tutt’oggi da un buio completo. Sul movente personale del traditore si possono costruire ipotesi più o meno ingegnose, mentre la parte effettiva che egli ebbe nell’arresto e nel procedimento penale intentato a Gesù (un altro problema spinoso e ancor oggi discusso!) non ha avuto mai una spiegazione convincente.
Secondo me, l’insuccesso delle ricostruzioni scientifiche e letterarie dipende proprio dalla mancanza degli elementi-base su cui dovrebbero poggiare. Per quanto io sia al corrente d’una discreta parte della letteratura relativa, non mi ricordo di aver mai incontrato un autore che abbia dichiarato onestamente la sua meraviglia di fronte all’incomprensibile mutismo dei quattro evangelisti su un argomento che da duemila anni appassiona teologi, studiosi, artisti. Io, invece, sono un tipo che rimane meravigliato quando c’è qualcosa di cui meravigliarsi e non riesco a sorvolare su certi fenomeni sbalorditivi. Voi, nella cui memoria vivono ancora freschi i versetti dei Vangeli, potete controllare ciò che dico. Per quel che concerne il nostro ‘caso’, l’unica verità monolitica che risulta concordemente dai testi sacri è che Giuda tradì Gesù. Ma non risulta affatto che il traditore avesse un motivo valido per commettere il suo crimine, né in che cosa questo crimine consistesse in concreto, né in che modo plausibile fosse commesso.