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Cronache di anime perse

Recensione di “Foglie di tabacco” di Marco Crestani

Marco Crestani, Foglie di tabacco
Marco Crestani, Foglie di tabacco
 
 

Eleonora Molisani, giornalista di Tu Style, ha letto Foglie di tabacco di Marco Crestani e ne ha scritto una recensione appassionata, di grande intensità emotiva. Ha raccontato il libro nello stesso modo in cui lo ha vissuto, con slancio, con quell’impeto del cuore e della testa che solo la bellezza e l’arte intrisa di verità e umana pietà sanno evocare. Ringrazio dunque di tutto cuore Eleonora per il suo nuovo contributo al blog e Marco Crestani per il suo prezioso romanzo.


Buona lettura a tutti.

Lo spunto di questa originale opera di Marco Crestani potrebbe essere un grande classico: l’eterna lotta tra guardie e ladri, che poi dovrebbe tradursi in quella più generica tra buoni e cattivi. Solo che questa volta i “cattivi” hanno i volti emaciati e i colori sbiaditi di una piccola e antica comunità di contrabbandieri, residenti nel Canale di Brenta alla fine dell’Ottocento. Uomini e donne sfiancati dalla fame e dal bisogno, in una terra senza possibilità di sopravvivenza, se non quella di coltivare tabacco in cambio di pochi soldi per il grande monopolista: lo Stato, unico detentore dei diritti sulle preziose e redditizie foglie. L’autore si è messo sulle tracce di queste biografie dimenticate, ha rovistato negli archivi dei tribunali, trovato l’esito di quei processi, foto corrose dal tempo e note personali cadute nel dimenticatoio della storia e ha fatto una magia. Si è nutrito di quella poca verità e ha creato storie originali, pezzi di vita sospesi in un territorio franco, tra il racconto e la poesia. Ha tratteggiato immagini, momenti, emozioni. Ha lasciato molte di queste cronache volutamente interrotte. Alcune addirittura allo stadio embrionale di pure suggestioni: sta poi al lettore proseguire il viaggio da solo. Viaggiare con la fantasia verso altri orizzonti.

Non c’è nemmeno una riga di troppo. Un pensiero ridondante. C’è il contadino che si innamora della ragazza “bene”, la madre di famiglia che svende la dignità per sfamare i figli, c’è il giovane senza speranze e futuro, ma anche l’anziano a cui tocca ancora fare certi lavori sporchi di persona. E poi c’è quella che non ne può più di vedere i suoi sogni infrangersi ogni giorno contro il muro di quelle montagne. A cui un’amica – l’unica che sa leggere – narra di un mondo altrove, fatto di spiagge bianche e mari di cristallo. Gli esseri umani sognano, hanno paura, piangono, ma soprattuto violano la legge sempre con un gran peso sul cuore. Come se nel cercare profitto da un pugno di foglie di tabacco “rubate” allo Stato fosse contenuto non solo il loro destino ma la reputazione dell’intero genere umano. Attorno c’è la natura incombente della valle: “C’era un mormorio nella notte, un fruscio lontano, una specie di musica fluttuante. Forse non era che un sogno, o la febbre, oppure il mormorio del sangue nella testa… Non era il sibilo del vento nella boscaglia, e nemmeno lo scricchiolio della neve. Eppure era un fruscio melodioso, come un canto sommesso di molte voci, che pareva salire dalla terra”. E c’è l’odore della resina, il sibilo dell’aria, la compagnia discreta dei voli nel cielo.

Insomma, questa piccola opera, tenera e struggente, è un esperimento originale e coraggioso. Che non pretende di spiegare o insegnare, ma accompagna per mano in un vagare assorto, dove mondi scomparsi sembrano volere, a tutti i costi, comunicare ancora con noi.

2 commenti su “Cronache di anime perse”

  1. Stimo Marco Crestani e credo che questa recensione sia la più vera che ho avuto modo di leggere sul testo, così delicato eppure forte. Queste quattro righe per complimentarmi con E. Molisani: una volta tanto un buon libro riceve il dono di parole consapevoli e per nulla costruite.

    1. Grazie Roberto. Condivido la tua stima per Marco e per Eleonora, che è intervenuta più volte in questo blog con recensioni sempre puntuali, ricche di suggestioni e ottimamante scritte. Spero continuerai a seguire Il consigliere letterario

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