Recensione di “Don Camillo a fumetti” di Davide Barzi, Francesco Bonanno
Non è mai bello cominciare una serie dal settimo volume, ma in questo caso la mia mancanza non ha avuto particolari conseguenze: ho ugualmente potuto godere appieno dell’opera. Calarsi nelle atmosfere magistralmente descritte e ricreate dall’immortale penna di Giovannino Guareschi non è mai troppo difficile, vuoi perché si tratta di situazioni ben note a qualsiasi italiano, vuoi perché la fluidità delle trame rende tutto molto facile.
Il Mondo Piccolo, lo chiamava il suo autore: non serve parlare tanto, la vita si racconta da sola. Così è sempre molto bello reincontrare Don Camillo, il prete di Brescello, piccolo paese della Bassa Emiliana che, nell’immediato secondo dopoguerra, vive tutto il dramma della ricostruzione e più ancora quello della riappacificazione tra fazioni opposte, ancora avvelenate l’una verso l’altra. Storie celeberrime, per gli scritti guareschiani e (forse) più ancora per i film degli anni cinquanta, quelli con Fernandel nel ruolo del protagonista e Gino Cervi in quello del suo contraltare, il sindaco comunista Peppone. Film in bianco e nero, replicati decine e decine di volte eppure in grado ancora oggi di incollare al televisore legioni di spettatori (negli ambienti della tv sono considerati film “salvaserata”, di quelli che, piazzati a tappare qualsiasi buco di palinsesto, danno comunque garanzia di buoni ascolti: tra loro, oltre ai doncamilli, si annoverano certamente anche i vari Trinità e gli altri successi della premiata ditta Spencer&Hill, ad esempio. Ma sto divagando…). Fatta questa premessa, cosa può dare “in più” al lettore, la versione a fumetti delle avventure di Don Camillo? Certo niente dal punto di vista della fantasia: più di Guareschi sarebbe stato difficile. Ma mi vien da pensare che anche il grande Giovannino avrebbe apprezzato questo omaggio che gli viene dal lavoro di Davide Barzi, sceneggiatore che all’attività bonelliana affianca queste trasposizioni a fumetti di classici delle altre arti, come ha fatto con Giorgio Gaber e con Enzo Jannacci. Davide ha preso i racconti originali e li ha adattati al media-fumetto con il massimo rispetto della fonte. Il risultato è una lettura godibilissima, in grado di restituire, proprio come i film, le atmosfere del paesello, il respiro unico di quel Mondo Piccolo dove il clima incandescente del dopoguerra – vera anticamera di una guerra civile che rischiava di funestare ulteriormente un’Italia in macerie – si stempera in piccole beghe da cortile. Quelle tra un prete dallo sganassone facile che parla direttamente con Gesù e un sindaco fedele ai “sacri valori del partito” ma col cuore diviso tra obbedienza politica e amore per le vecchie tradizioni.
Tutto questo si vede bene anche in questo settimo volume (edito – come tutti gli altri della serie – da ReNoir), che pure è quello finora più “drammatico”: beghe di cortile sì, ma questa volta ci è scappato il morto. Qualcuno ha ammazzato il Pizzi, e lo ha fatto per niente, visto che l’assassinio avviene per vendicare un altro omicidio, in realtà mai commesso. Un colossale equivoco che si risolve in tragedia: la tensione è alle stelle. E infatti Paura è il titolo del volume. Il disegno è perfettamente in linea con l’opera: un bel bianco e nero caldo, con tutti i grigi al punto giusto, senza eccessi e incasellato in una gabbia pulita e rigorosa. In una parola, semplice, come le trame, come i film, come il sorrisone a… 78 giri di Fernandel. E a proposito del simpatico attore: il Don Camillo di queste pagine lo ricorda molto da vicino ma non è il suo ritratto. Un giusto compromesso, creato ad arte per ricordare al lettore i classici film e nel contempo proporgli un Don Camillo “proprio” per quest’opera. Più facile raffigurare Peppone: non è il ritratto di Gino Cervi, ma quello di Guareschi stesso, che – non dimentichiamolo – avrebbe dovuto interpretare il sindaco baffuto negli stessi film, prima di rendersi conto che il suo talento di attore non era paragonabile a quello di scrittore e umorista. Un convinto “bene-bravi-bis” a Davide Barzi, dunque, e al disegnatore di questo volume, Francesco Bonanno.
In appendice, anche alcuni racconti extra-doncamilliani: Le storie del Mondo Piccolo, altri spaccati guareschiani dell’Italia che fu. Lo struggente Il decimo clandestino è sceneggiato da Alessandro Mainardi per i disegni di Federico Nardo; il successivo Cavalli e donne è opera di Silvia Lombardi e Beniamino Delvecchio.
(Antonio Marangi)
interessante a livello giovanile o per gli appassonati