Recensione di “Pinocchio” di Alberico Motta e Sandro Dossi
«Erano passati gli anni necessari per far scadere i diritti su Pinocchio: siccome Bianconi era sempre in cerca di nuovi personaggi da stampare per far girare le sue macchine, ci chiedeva sempre se avevamo qualche idea nuova. Un giorno gli abbiamo detto che c’era questo personaggio famosissimo che non costava niente, che si poteva sfruttare senza dover dare niente a nessuno. L’idea era quella di farlo agire ai giorni nostri, e avevamo già un cast di personaggi che si prestavano in maniera magnifica per essere protagonisti di storie. Così è nato il tutto».
Sandro Dossi – una delle bandiere dell’epoca d’oro degli albi Bianconi degli anni Sessanta/Ottanta – ci aveva descritto in una nostra intervista l’inizio di una delle tante testate a fumetti che il vulcanico editore milanese aveva lanciato in edicola in quegli anni. E questa volta il protagonista era uno dei personaggi-simbolo della letteratura italiana e, più ancora, della letteratura per ragazzi di tutti i tempi. Pinocchio ha avuto nei decenni molteplici interpretazioni a fumetti: la novità di questa versione stava nel distaccarsi dal romanzo di Collodi e far vivere al burattino (in realtà una marionetta, ma non è il caso di addentrarci qui in questo aspetto) avventure del tutto nuove.
Lo staff di autori Bianconi recuperò molti dei personaggi fondamentali della trama: Geppetto è anche qui il punto di appoggio fondamentale di Pinocchio, la Fata Turchina rimane per lui una sorta di santa protettrice, da invocare nei momenti peggiori (in una delle storie, interviene a salvare il suo pupillo accoltellato a morte!), di quando in quando compaiono anche Mangiafuoco e il signor Colombo, mentre il ruolo dei cattivi resta appannaggio del Gatto e della Volpe, che non mancano mai di indurre in tentazione il maldestro, ingenuo Pinocchio…
Le storie invece possiamo pensarle come ipotetiche avventure vissute dal burattino nello spazio mai narrato tra le ultime due pagine del romanzo: Pinocchio infatti non è ancora un bambino vero, ma vive già sereno in casa del suo babbo, va a scuola e si caccia regolarmente nei guai. Sempre guidato dal suo buon cuore, da una grande curiosità e da un desiderio innato di scoprire il mondo. Un’analoga operazione di personalissima attualizzazione, lo stesso staff di Bianconi aveva già fatto con altri eroi classici, quali Braccio di Ferro o Felix the Cat. A differenza di quelli, però, questo nuovo Pinocchio ha mantenuto una sua dimensione favolistica: incontra fate, stregoni, maghi, giganti, principi e principesse, draghi ed entità misteriose, in un’epoca che di volta in volta può sembrare la nostra o una specie di Medioevo in miniatura. Tutto questo, affidato alle abili mani di grandissimi artigiani del Fumetto italiano quali Tiberio Colantuoni e Pierluigi Sangalli, Alberico Motta e Sandro Dossi e poi anche Nicola Del Principe, ha dato origine a diverse collane di albi dal successo immediato per i giovanissimi lettori, tra il 1974 e il 1980 (senza contare le successive ristampe in albo). Un successo tale che oggi, a decenni dalla chiusura della Edizioni Bianconi, il pubblico le ricorda ancora molto bene, al punto da dare pieno successo all’iniziativa di crowdfunding lanciato da Cliquot per riportare quel Pinocchio in libreria, in un elegante volume che si concentra sulle storie firmate da Alberico Motta e Sandro Dossi, aggiungendo anche un ricco apparato editoriale firmato da Luca Boschi, Andrea Leggeri e Giuseppe Pollicelli.
Il volume ci permette di rileggere piccoli capolavori dell’epoca: in Il tesoro degli avi, Pinocchio affronta avversità di ogni tipo (a causa del solito tranello di Gatto & Volpe) per restituire al legittimo proprietario una misteriosa eredità; in Una americana a Venezia, il piccolo eroe deve allearsi con il collega Arlecchino per salvare una ricca turista statunitense da banditi che parlano il dialetto della Serenissima; Le bistecche sacre è invece ambientato in India: un clamoroso esempio del terribile politicamente scorretto tipico degli albi Bianconi, che stavolta prende di mira le tradizioni della religione induista! Ma una menzione particolare vogliamo fare per Un mondo migliore e Cinquant’anni dopo: nel primo caso, Pinocchio ha la possibilità di utilizzare la bacchetta magica della Fata Turchina per cambiare il mondo e rendere tutti felici, scoprendo ben presto quanto questo sia difficile; nel secondo, è usando una macchina del tempo che Pinocchio decide di modificare il presente dopo aver visto i guai che potrebbero accadere nel futuro.
Storie per bambini e dal tono favolistico, dicevamo, ma evidentemente non tanto da non avere una loro profondità e una possibilità di lettura su più livelli. Così da trovarle attuali ancora oggi, a quarant’anni dalla loro… attualizzazione agli anni Settanta!
(Antonio Marangi).