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Amore e guerra

Recensione di “Confusione. La saga dei Cazalet III” di Elizabeth Jane Howard

Elizabeth Jane Howard, Confusione, Fazi Editore
Elizabeth Jane Howard, Confusione, Fazi Editore

A confondere, a ottundere menti e fiaccare corpi, è l’atrocità della guerra, con la sua infinita conta dei morti, con il tragico appello di nomi e cognomi di caduti tra i quali occhi in egual misura colmi di speranza e terrore cercano quelli dei propri congiunti, dei propri cari; a confondere sono il dolore e la sofferenza che, come fiori selvatici, sembrano crescere ovunque; a confondere è la vita, superba nel suo sovrano disprezzo per le esistenze dei singoli e così insopportabilmente fiera di apparire ingiusta, anzi di essere ingiusta.


Ma a causare tremori e timori, a scuotere le anime, è anche l’amore, il mareggiare selvaggio, scomposto e irresistibile di sentimenti vissuti in uno stato prossimo all’incoscienza, in una leggerezza quasi di sogno che profuma d’infantile ribellione alla dittatura spietata del tempo che passa, dell’età adulta che prende con sé ogni cosa, delle responsabilità che impongono a ognuno di noi di diventare, una volta per tutte, ciò che non abbiamo mai desiderato essere.

Amore, dunque, come goffo antidoto al nero abisso della guerra e insieme come blando anestetico alla fatica di vivere; amore come risorsa e come illusione, come ultima spiaggia e infine come atto di resa; l’amore che di continuo si trasforma trasformando (anzi travolgendo) nel suo cammino tutto quel che incontra; l’amore, universale precipitato chimico che, come soffio divino, crea dal nulla, palpita in ogni pagina di Confusione di Elizabeth Jane Howard, terzo, meraviglioso capitolo della saga dei Cazalet (degli altri due volumi ho già scritto qui e qui).

Delineate in tutti i dettagli nelle opere precedenti le dinamiche della famiglia protagonista, in questo romanzo l’autrice si dedica a illuminare la contraddittoria intimità dei suoi personaggi; lungo il filo di un racconto quasi esclusivamente declinato al femminile (ma dove le poche figure maschili, a partire da quella di Archie, amico intimo della famiglia Cazalet al punto che ciascuno dei componenti finisce per farne il proprio confidente, risaltano per nobiltà, integrità e coraggio) e impreziosito da uno stile di scrittura di limpido splendore, ricco senza mai essere ridondante e in pari tempo essenziale eppure così straordinariamente evocativo da risultare esaltante, l’autrice narra “il tempo delle scelte” delle ragazze Cazalet, giovani che fino a un attimo prima non erano che bambine e ora invece sono donne, donne che scelgono la via del matrimonio, e poi dell’adulterio, oppure quella del sacrificio, del completo dono di sé all’altro, oppure ancora quella della fedeltà ostinata, dell’attaccamento a un’idea, a una convinzione, a un desiderio cui non è permesso affievolirsi, a una certezza cui non è consentito vacillare.

Donne come Louise, che va in sposa a Michael Hadleigh – rampollo di una famiglia molto in vista, uomo di successo la cui brillante facciata nasconde un figlio pavido, succube della madre, il cui smisurato amore per lui ha i contorni bui e inquietanti di un incesto mancato – e nei panni della invidiatissima e ammiratissima “miss Hadleigh”, cui non si chiede altro che di mettere al mondo figli e obbedire passivamente alla volontà dell’uomo che ha sposato, precipita in un abisso di infelicità che non credeva immaginabile; e donne come Nora, che da ragazzina voleva farsi suora e ora, da infermiera, si innamora, fino a decidere di unirsi a lui in matrimonio, di un soldato tornato dal fronte paralizzato e mutilato di entrambe le braccia.

E ancora donne come le cugine Polly e Clary, che vivono quella che dovrebbe essere la loro età dell’oro senza sapere bene che fare di quegli anni così preziosi, incapaci di ricordare come fossero le cose prima della guerra e troppo spaventate per provare a figurarsi come saranno quando e se la guerra, nel cui arido grembo vivono segregate, avrà finalmente fine, con Polly alle prese con il suo scomodo innamoramento per Archie e Clary intenta a tenere aggiornato il proprio diario per poterlo dare da leggere a suo padre Rupert, disperso in Francia ormai da troppi anni e da tutto il resto della famiglia considerato morto.

E accanto a loro donne che mogli e madri lo sono già da tempo ma non per questo sono meno fragili, meno confuse; donne come Zoë, moglie di Rupert,“vedova non vedova” che si accende di passione per un ufficiale americano di origine ebraica il cui equilibrio verrà sconvolto dalla scoperta dei campi di concentramento e dalle dimensioni dello sterminio del suo popolo organizzato e messo in atto dall’esercito hitleriano; e donne come Rachel, il cui amore per la musicista Sid, immancabilmente sacrificato ai doveri che lei ritiene di avere verso gli altri componenti della famiglia Cazalet, affoga nella purezza, nella verità e nel silenzio.

Per quanto inevitabilmente interlocutorio, Confusione è un romanzo che si legge d’un fiato, un racconto travolgente e magnifico; Elizabeth Jane Howard dona verità e autenticità a ogni personaggio, riflette sulla complessità della vita con semplicità, profondità e rara intelligenza, restituendola al lettore senza indulgenza ma anche, ed è questo quel che più importa, senza alcun gratuito pregiudizio.

Eccovi l’incipit. La traduzione, per Fazi Editore, è di Manuela Francescon. Buona lettura.

La stanza era chiusa da una settimana. La finestra esposta a sud, sul giardino, era coperta da una tenda avvolgibile di calicò. Una luce tenue color pergamena illuminava l’aria fredda e viziata. Si avvicinò alla finestra e tirò il cordino; la tenda si avvolse di scatto.

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