Recensione di “Anne Frank, la biografia a fumetti” di Sid Jacobson e Ernie Colon
Da sempre, la vittima più famosa della Shoah è protagonista di qualsivoglia mezzo di comunicazione. Il fumetto non fa eccezione. Tra tutte le versioni prodotte negli anni, però, l’opera a nuvolette più importante è probabilmente questa biografia a fumetti, quella “ufficiale”, realizzata con la supervisione de La casa di Anne Frank di Amsterdam e già proposta in Italia da RCS Libri. Questa volta è Mondadori Comics a ripubblicarla, in una elegante edizione cartonata, in collaborazione con Rizzoli Lizard.
Non si tratta di una riproduzione a fumetti del celeberrimo Diario, ma della vera e propria biografia della giovane ebrea tedesca. Particolare non secondario, visto che – come spiega Sergio Luzzatto nell’introduzione al volume – il Diario non ha avuto una storia lineare come in molti hanno pensato per anni, ma ha avuto più versioni: la prima, quella scritta di getto dalla ragazza, fu revisionata e corretta da lei stessa in un secondo momento, prima della sua deportazione; seguì una terza versione, quella realizzata da Otto Frank, suo padre e unico sopravvissuto della famiglia, miscelando le due precedenti. E anche quest’ultima è stata rivisitata dalla Fondazione Anna Frank negli anni seguenti.
Lo scrittore Sid Jacobson e l’illustratore Ernie Colon, invece, ci raccontano la vita di Anna (o Anne che dir si voglia), dalla sua primissima infanzia alla fuga da Francoforte verso l’Olanda, quando si intuisce che la situazione per gli ebrei in Germania sta diventando grave, fino alla vita nella nuova realtà; finché l’invasione tedesca dei Paesi Bassi costringe i Frank ad abbandonare tutto, la casa come l’azienda di papà Otto, per nascondersi in una soffitta, con un’altra famiglia. Una vera e propria autocarcerazione con obbligo di convivenza lunga ben due anni, con tutte le inevitabili conseguenze che una situazione del genere comporta. Il tutto finché qualcuno – chissà chi – li denuncia alle SS: la famiglia Frank e quella dei loro compagni di sventura vengono deportate ad Auschwitz, fino a scomparire…
Da un punto di vista strettamente tecnico, è difficile considerare quest’opera un vero e proprio fumetto: l’esposizione è (giustamente, visto lo scopo) rigidamente attinente alla storia; i dialoghi sono ridotti al minimo, mentre c’è abbondanza di didascalie, ciascuna delle quali corrispondente a una vignetta che non aggiunge nulla alla descrizione scritta: in questo senso il volume è più un libro illustrato con qualche inserto di fumetti che una narrazione da Nona Arte. Un po’ come si può dire, per esempio, per la monumentale Storia d’Italia a Fumetti che Enzo Biagi realizzò decenni fa. I disegni stessi, dal canto loro, sono fedelissimi alle foto e ai documenti dell’epoca.
Questo aspetto tecnico comunque nulla toglie al valore dell’opera e al notevole lavoro di ricostruzione compiuto dai due autori: il duo Jacobson/Colon, anzi, dà qui il meglio della sua storica collaborazione, passata anche per un’altra graphic novel decisamente impegnata, quella The 9/11 Report: A Graphic Adaptation dedicata alla tragedia delle Torri Gemelle. A lettura ultimata, si potrà dire di conoscere un po’ meglio Anna Frank e la realtà di un’epoca buia vista attraverso gli occhi di una giovanissima vittima.
(Antonio Marangi)