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Dalle Parche alla nascita

Recensione di “La neve se ne frega” di Luciano Ligabue, Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli

Luciano Ligabue, Matteo Casali, Giuseppe Camuncoli, La neve se ne frega, Mondadori

Una personalità artistica che non scopriamo certo oggi, visto che è uno dei più importanti cantautori italiani, oltre che regista di tre film, sceneggiatore, autore di racconti e anche di un romanzo, La neve se ne frega, uscito nel 2004 con Feltrinelli. Ed è stato proprio questo romanzo a portare Luciano Ligabue alla ribalta anche della Nona Arte, visto che la capace penna di Matteo Casali ne ha tratto un graphic novel, poi affidato alla matita del suo compare di mille avventure, Giuseppe Camuncoli, ora riproposto con i tipi mondadoriani degli Oscar Ink, dopo la precedente edizione Panini.


Cosa ha fatto, il Liga, in questa sua sua storia? Ha preso un bel po’ (proprio tanto) di George Orwell, l’ha trasferito qualche anno nel futuro e poi lo ha fatto incontrare con Benjamin Button. Ha miscelato sapientemente il tutto, creando un mondo ben incartato, con tanto di fiocco, nella gioia e nella letizia per l’umanità intera, dove tutti hanno diritto a tutto – financo agli stessi diritti! – e vivono in ridenti cittadine, tra amici, monti e valli d’or. Tutto bello, pare. In realtà un incubo.

Sì, perché gli umani (?) seguono tutti una programmazione precisissima, il Piano Vidor, nascono da un procedimento chimico che li mette al mondo “vecchi” e vivono la loro vita al contrario, “ringiovanendo” fino allo stato di neonato.
Così facendo, ognuno di essi sa esattamente quanto vivrà, e lo farà vivendo nella casa assegnata, con il partner assegnato, i vicini di casa e gli amici assegnati, svolgendo la mansione assegnata. E sarà controllato H24 dal sistema di videocamere installate in ogni dove. Beh, credeteci: seguire la storia dei due protagonisti – la felicissima (?) coppia Difo & Natura – mette l’ansia! Finché, a Orwell e Button, dovremo aggiungere anche Ian Malcolm (il matematico dell’ultraventennale saga di Jurassik Park), con il suo ammonimento al rispetto della natura, perché alla fine la vita vince sempre. E infatti… Se non lo avete già letto nelle precedenti versioni, questa è un’ottima occasione. Peccato solo per un lettering non adeguatissimo, ma è un peccato secondario, nessuno sarà perseguitato dai vigilantes del Piano Vidor per questo….

(Antonio Marangi)

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