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Una purezza quasi metafisica

Recensione di “L’accademia dei detective” di Alexander McCall Smith

Alexander McCall Smith, L’accademia dei detective, Tea

Apparentemente, non esiste problema a Gaborone, capitale del Botswana, che non possa essere affrontato e risolto con dell’ottimo the rosso da sorseggiare più e più volte nel corso di una giornata, pacati confronti in famiglia e al lavoro, costanti richiami all’importanza delle virtù dell’onestà e della trasparenza, cui è necessario restare sempre fedeli, e un pizzico di fortuna.


Sembra dunque, che , almeno a prima vista, non ci sia difficoltà a Gaborone, città la cui “naturale innocenza” resiste tenacemente alle lusinghe della corruzione, dell’illegalità, del degrado umano, sociale e politico, che non possa essere superata in modo tutto sommato semplice, con una ricetta quasi alla portata di tutti, che mescola la buona volontà del singolo e della comunità con l’insperato, ma sempre tempestivo (e soprattutto benevolo) intervento del caso. E forse è per questa ragione che proprio qui ha potuto prosperare la Ladies’ Detective Agency N. 1, la prima agenzia investigativa del Paese diretta da una donna, la signora Precious Ramotswe. Moglie felice e appagata del bravissimo meccanico JLB Matekoni (uomo di specchiata dirittura morale) e detective di indubbie capacità, Precious Ramotswe è la protagonista indiscussa di una serie di deliziosi gialli d’atmosfera (sempre attraversati da una leggerezza di fondo capace di rendere più che gradevole la lettura, di stemperare in delicate sfumature di intelligente ironia anche le situazioni più cupe, di affrontare temi delicati, in qualche caso addirittura drammatici, senza mai abbandonare un vitale, corroborante ottimismo di fondo) scritti da Alexander McCall Smith (il primo libro, Le lacrime della giraffa, lo trovate recensito qui). Ne L’accademia dei detective, tredicesima avventura della signora Ramotswe, forse per la prima volta nella sua vita la determinata investigatrice si trova alle prese con inciampi e rovesci al di là della sua portata: da un momento all’altro, infatti, la sua agenzia si ritrova nel bel mezzo di un inestricabile groviglio che coinvolge amici carissimi, persone che, tanto per Precious, quanto per la sua assistente, la signora Makutsi, fresca sposa del giovane e facoltoso Phuti Radiphuti, proprietario del mobilificio Double Comfort, sono importantissime.

Il primo a cacciarsi nei guai è Fanwell, un ragazzo di sani principi, devoto al lavoro e alla famiglia, apprendista meccanico nell’officina di JLB Matekoni (la Speedy Motors, apprezzata in tutta Gaborone), ma il cui carattere non proprio fermo, e la cui propensione a essere sempre d’aiuto al prossimo lo portano a fare un favore a un vecchio amico, invischiato in un losco giro di auto rubate, e così a ritrovarsi (incolpevole nelle intenzioni ma questo poco conta per la legge) in arresto e in attesa di un processo che potrebbe concludersi con una severa condanna; poi è la volta di una vera e propria istituzione della città e del Paese, la signora Potokwane, direttrice dell’orfanotrofio della capitale, cui ha dedicato l’intera sua vita, per il quale non ha mai risparmiato energie e dal quale, a causa di un benefattore dalle intenzioni non proprio cristalline, si ritrova estromessa; infine, a nutrire serie preoccupazioni è la stessa signora Makutsi oggi Radiphuti, che dopo aver deciso con il marito di acquistare un terreno per costruirci la casa dei sogni, finisce per affidarsi a un costruttore che sembra non avere tutte le carte in regola. Per fortuna della signora Ramotswe, in tutto questo addensarsi di nubi non manca un raggio di sole, rappresentato dal fortuito incontro con l’uomo che considera il suo maestro e mentore, Clovis Andersen, autore di I principi dell’indagine privata, testo che tanto la detective quanto la sua socia e assistente hanno letto innumerevoli volte, imparandolo quasi a memoria, e al quale debbono la loro vocazione. Ed è proprio in compagnia dell’esperto Andersen che Precious Ramotswe si mette al lavoro, cercando come è solita fare, con curiosità e determinazione, di rimettere ogni cosa al proprio posto, salvando innocenti la cui unica responsabilità è di essere stati troppo ingenui e smascherando finti filantropi e professionisti più interessati al guadagno facile che all’etica del lavoro inchiodandoli alle scelte dissennate compiute e alle amare conseguenze che ne derivano.

Forte di una formula narrativa ormai consolidata, Alexander McCall Smith racconta con prosa spigliata e vivacissima divertendo, coinvolgendo e in qualche caso arrivando perfino a commuovere. Come Gaborone, protetta da una purezza quasi metafisica, i suoi libri hanno la capacità di allietare e sorprendere pur nei limiti di una formula che si ripete; al pari di una buona abitudine cui si resta legati negli anni, sono qualcosa cui si ha bisogno di tornare perché in qualche modo è ormai parte di noi.

Eccovi l’incipit. La traduzione è di Serena Bertetto. Buona lettura.

In Botswana, patria della Ladies’ Detective Agency N.1, per i problemi delle signore e non solo, è abitudine (si potrebbe dire che è radicata abitudine) domandare alle persone se hanno dormito bene.

1 commento su “Una purezza quasi metafisica”

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