Recensione di “Colloqui con Marx ed Engels” di Hans Magnus Enzensberger
1853. Descrizione per un mandato di cattura redatta dalla polizia prussiana. “Descrizione di Karl Marx. Età: 35 anni. Statura: 5 piedi e 10-11 pollici, secondo le misure di Hannover. Corporatura: tarchiata. Capelli: neri, ricciuti. Fronte: ovale. Sopracciglia: nere. Occhi: castani scuri, un po’ miopi. Naso: grosso. Bocca: media. Barba: nera. Mento: rotondo. Volto: abbastanza rotondo. Colorito: sano. Parla tedesco con accento renano, e francese. Segni particolari: a) nel modo di parlare e nei gesti ricorda qualcosa della sua origine ebraica; b) è astuto, freddo e deciso”.
Questo non è che uno degli innumerevoli ritratti di Karl Marx che compongono i Colloqui con Marx ed Engels di Hans Magnus Enzensberger, un libro unico, che senza essere romanzo, saggio, studio, testimonianza, biografia, riesce a comprendere tutte queste forme narrative e dar vita a un nuovo modo di narrare; l’opera infatti è una sorta di montaggio che lo stesso autore, uno dei più importanti e significativi del nostro tempo, così definisce, sottolineando che il sistema da lui scelto non è certo qualcosa di originale, ma che pure, in questo caso, qualcosa di diverso rispetto al passato c’è. “Il montaggio”, scrive Enzensberger, “è considerato una tecnica della letteratura di avanguardia del Novecento. È un pregiudizio: sin dal secolo precedente eruditi tedeschi non certo in vena di modernità utilizzarono questa tecnica, senza pensare affatto, naturalmente, alle implicazioni teorico-letterarie del loro modo di lavorare. Essi si limitarono a raccogliere tutte le testimonianze reperibili sugli ‘eroi’ della cultura borghese e a ‘montarle’ in monumentali ritratti. Il primo di essi è costituito dai dieci volumi dei Colloqui con Goethe pubblicati dal 1889 al 1896 dal barone von Biedermann. I principi della completezza e della successione cronologica condussero però a un risultato inconciliabile con il tradizionale ‘trattamento’ riservato ai classici: la canonizzazione. Presentare le testimonianze dei contemporanei senza operare alcuna scelta censoria né tacere giudizi negativi o addirittura diffamatori significava infatti illuminare l’esistenza del personaggio in tutta la sua contraddittorietà […]. Il titolo di questo libro si riallaccia volutamente a questa tradizione ma in esso la parola ‘colloqui’ va intesa in senso fortemente estensivo. Sono state accolte testimonianze dei tipi più diversi. Tutte quelle in cui incontri personali con Marx ed Engels hanno lasciato un traccia scritta: lettere, memorie, autobiografie, polemiche, resoconti giornalistici, interviste, rapporti e interrogatori di polizia, atti processuali. Sono state accolte solo testimonianze nate da una conoscenza diretta di Marx ed Engels”.
Ecco dunque emergere, dalle oltre 500 pagine di questa “galleria” (In Italia pubblicata da Feltrinelli nella traduzione di Andrea Casalegno, con una postfazione di Enrico Donaggio e Peter Kammerer) decine e decine di profili differenti di Karl Marx (in massima parte) e Friedrich Engels, volta a volta centrati sull’uomo, lo studioso, il teorico, il padre, il marito, il polemista, l’organizzatore, che poco alla volta, pagina dopo pagina, perdono il loro carattere di unicità, la loro singolarità, per farsi tessere di un mosaico; nella costruzione di Enzensberger ogni intervento diventa un sentiero, diretto, come tutti gli altri, a un solo crocevia; leggendo gli attacchi (di Willich, Bakunin, di tutti gli avversari del padre del materialismo dialettico e della rivoluzionaria concezione materialistica della storia), le difese (in primo della devota moglie Jenny von Westphalen, poi delle figlie, e ancora dei moltissimi che condivisero con Marx le durezze estreme della sua vita, l’avventura dell’Internazionale, che lo frequentarono come amico e lo amarono e ammirarono nella sua qualità di massimo esperto di economia politica), gli interventi degli stessi protagonisti (nel libro compare anche un’intervista a Marx), finanche i verbali della polizia e i resoconti delle riunioni delle associazioni socialiste e comuniste di cui Engels e Marx furono quasi sempre primo motore e centro di gravità, diversità e differenze tendono a lasciare il posto a quadri caratterizzati da una sostanziale unicità. Che si tratti di evidenziare difetti di carattere o pregi, che il fuoco dell’attenzione sia puntato su uno specifico episodio oppure su un tratto specifico delle due personalità (la vita di famiglia e la tenerezza che gli ispiravano, sempre e in ogni momento, i bambini nel caso di Marx; la non comune intelligenza tattico-militare che gli guadagnò, in casa Marx, l’appellativo di “generale” e capacità non comune di essere, letteralmente, due persone, il lavoratore efficientissimo nell’azienda paterna e colui che seppe dedicare tutto se stesso alle lotte del proletariato, per quanto riguarda Engels), alla fine si giunge a un punto in cui tutti concordano; quel punto, esauriti i colloqui, nel quale, come è giusto che sia, non rimane altro al di fuori di Karl Marx e Friedrich Engels, imperfetti giganti.
Eccovi l’inizio dell’opera (la seconda testimonianza). A scrivere è il padre di Engels. Siamo nel 1935, Engels ha 15 anni. Buona lettura.
La settimana scorsa Friedrich ha riportato voti mediocri. Esteriormente, come sai, le sue maniere sono migliorate, ma, nonostante i severi castighi che ha subito, non sembra affatto disposto a imparare l’obbedienza incondizionata, neppure per paura della punizione.