Recensione di “Gli altri” di Margaret Peterson Haddix
Cosa ha a che fare il rapimento di tre bambini (il più grande ha solo dodici anni) in Arizona con la vita di una famiglia che abita in Ohio? Nulla, verrebbe da dire, se non fosse che le persone rapite, due maschi, Chess e Finn (il maggiore e il minore) e la loro sorella, Emma, si chiamano esattamente come i tre fratelli dell’Ohio. Né le somiglianze finiscono qui, perché chi è scomparso è anche nato esattamente lo stesso giorno in cui ha visto la luce il terzetto dell’Ohio. Tre nomi identici, tre età identiche, tre date di nascita identiche. Una coincidenza?
Difficile crederlo. Una straordinaria serie di coincidenze? Una bizzarria del caso? Forse. Se non fosse che la mamma di Chess, Emma e Finn, i bambini che non sono stati portati via da dei criminali sconosciuti e condotti chissà dove, alla notizia del loro rapimento, reagisce come se a subire quella terribile sorte fossero stati i suoi figli e non quelli di una coppia sconosciuta, cui chissà perché è saltato in mente di chiamare i loro bambini proprio Finn, Chess ed Emma. E se non fosse che, sempre la mamma, d’improvviso annuncia che deve assentarsi per lavoro (lei, che non lo fa mai, o quasi) e che non sa per questo starà via (lei, che al massimo si allontana per un paio di giorni). Prende le mosse da qui, da un antefatto che si colloca già nel bel mezzo della narrazione, il romanzo per ragazzi Gli altri di Margaret Peterson Haddix (primo capitolo della serie dedicata alla famiglia Greystone (quelli che non sono scomparsi e naturalmente la loro mamma, il cui “viaggio di lavoro” si trasforma ben presto in un complicatissimo mistero), un’avventura trascinante e ricca di colpi di scena raccontata, capitolo dopo capitolo, secondo il punto di vista dei tre protagonisti, bambini come tanti, alle prese con l’angoscia, la paura e il senso di smarrimento da cui vengono colti, anzi travolti, non appena comprendono che quella in cui sono stati catapultati è tutt’altro che una situazione consueta e che, cosa peggiore di tutte, la loro mamma è scomparsa, ma anche capaci di far ricorso a tutte le loro riserve di coraggio, al loro entusiasmo, a un ostinato ottimismo e soprattutto all’amore infinito che ognuno di loro nutre per la mamma (il papà lo hanno perso quando il più grande dei tre, Chess, aveva solo quattro anni), per riuscire a risolvere quella incredibile vicenda. La prosa semplice e vivace della Haddix coinvolge il lettore, che immediatamente prende le parti dei giovanissimi protagonisti – e della loro alleata Natalie, la figlia preadolescente, e fintamente ribelle, della signora Morales, cui la mamma di Finn, Chess ed Emma, prima di partire in fretta e furia, ha affidato i suoi bambini – e assieme a loro prova a sciogliere i molti enigmi della storia.
Ed ecco che poco alla volta, scartate tutte ipotesi più plausibili, messi da parte i razionali tentativi di spiegazione di Natalie (per la quale, dal momento che i suoi genitori avevano divorziato, tutti i genitori, o quasi, nascondevano orribili segreti su amanti e seconde famiglie, ed era esattamente per questo, per riuscire a trascorrere un po’ di tempo anche con l’altra famiglia che viveva chissà dove, che viaggiavano così spesso per lavoro) e soprattutto decifrato, non senza fatica, la prima parte di un messaggio in codice lasciato per Chess, Emma e Finn dalla loro madre – e perfino scoperto che la loro casa nasconde un passaggio segreto in grado di condurli in un luogo mai visto prima, un posto tanto desolato quanto spaventoso – a farsi strada nella consapevolezza di tutti è l’unica possibile alternativa, la sola in grado di rendere ragione di ogni stranezza, di ogni assurdità. Messi di fronte alla realtà (non importa quanto folle), Emma, Natalie, Finn e Chess non perdono tempo; quel che bisogna assolutamente fare per salvare la mamma (che è in pericolo, proprio come lo sono i tre fratelli il cui rapimento ha dato il via a tutto) è agire, anche senza aver elaborato un piano, anche senza avere la minima idea di cosa può riservare quell’inquietante luogo collegato alla loro bella e tranquilla casa.
Allo stesso tempo abile e rispettosa del respiro narrativo del suo racconto, Margaret Peterson Haddix giunge alla conclusione mettendo al proprio posto tutti i tasselli ma lasciando comunque aperta la vicenda, e fissando con i lettori l’appuntamento ai prossimi libri. Del resto, nel seguire le tracce lasciate dalla madre, Chess, Emma e Finn hanno trovato la chiave per comprendere il suo messaggio più importante, ma quella chiave li ha condotti solo fino a un certo punto. Quel che la madre ha affidato loro è troppo importante per nasconderlo soltanto con un codice. Ci sono altri livelli di lettura, più profondi, che vanno trovati affinché tutto il messaggio possa essere letto. E sarà proprio questo il compito che, con ogni probabilità, i tre fratelli e Natalie (ormai divenuta di famiglia) dovranno affrontare nella prossima storia.
Eccovi l’incipit del romanzo. La traduzione, per HarperCollins, è di Giulia Bertoldo. Buona lettura.
Quando scendevano dallo scuolabus, i tre fratelli Greystone facevano a gara a chi arrivava primo a casa, ed era sempre Finn a vincere.