Recensione di “Uccidete il pipistrello!” di Sergio Badino
Non c’è appassionato che non creda, pensi, o per dir con maggior esattezza si convinca che il proprio forte interesse (esclusivo il più delle volte) verso qualcosa non sia semplicemente un particolare aspetto del carattere ma possa, magari complice il verificarsi di qualche fatto inaspettato, rivelarsi utile, in qualche caso addirittura indispensabile, o quasi. Non a caso, è proprio su questo strategico meccanismo di autogiustificazione che Sergio Badino, giovane e talentuoso sceneggiatore disneyano, ha costruito l’intreccio del suo romanzo Uccidete il pipistrello!, omaggio di un fan accanito a uno degli eroi di carta più celebri di sempre: Batman.
Per questo esordio letterario, Badino sceglie le atmosfere torbide e violente del giallo, raccontando una serie di feroci delitti che si susseguono in diverse parti d’Italia, all’apparenza senza movente e senza nessun legame tra loro. Da un capitolo all’altro, la scena dell’azione si sposta con una sorta di frenesia, accompagnata da uno stile di scrittura semplice, ordinato, diretto, quasi la pagina fosse una macchina da presa fissata soltanto su ciò che accade, finché non emerge il personaggio principale della vicenda, l’anziano Roberto Canis, padre di famiglia alle prese con un bilancio esistenziale non proprio in attivo (è divorziato, e ha un figlio ormai adulto che ama moltissimo ma con il quale ha un rapporto difficile), che fin da giovanissimo ha amato incondizionatamente l’Uomo Pipistrello e il suo mondo.
È Canis, che nel tentativo di riempire i suoi lunghi giorni da pensionato oltre a seguire on line tutto ciò che ha a che fare con il suo idolo (il romanzo è ambientato nel 2011, alla vigilia dell’uscita al cinema dell’ultimo film della trilogia di Christopher Nolan dedicata a Batman), comincia a interessarsi anche di cronaca nera locale, il primo a rendersi che gli efferati omicidi che qualcuno sta commettendo lungo la penisola potrebbero avere un denominatore comune… se non fosse che ciò che sembra unirli è qualcosa di assolutamente folle, per chiunque: la dettagliata riproposizione di alcune scene dei film dedicati al giustiziere di Gotham City, citati in rigoroso ordine cronologico.
Possibile che le cose stiano davvero così? si chiede Canis, indeciso se confidare a qualcuno la sua intuizione o se tenerla per sé. Possibile che proprio nel segno di Batman, l’eroe per antonomasia, qualcuno abbia deciso di uccidere? La risposta a questi laceranti dubbi colpisce Canis con la fredda imperturbabilità del fatto compiuto, della realtà non eludibile, nel momento in cui è proprio lui a risolvere un indovinello e a salvare in extremis la vita a un gruppo di sindaci finiti in una diabolica trappola.
È a questo punto che alle cadenze thriller del romanzo (che l’autore comunque mantiene nei capitoli in cui descrive la spirale sempre più sanguinosa di delitti, la cui conclusione coincide con quella del libro) si sostituisce il ritmo più dilatato ma anche più denso dell’indagine vera e propria, dove a dominare è il girotondo incessante delle ipotesi che si moltiplicano, si sovrappongono e infine vengono scartate, in una corsa contro il tempo che somiglia a un salto nel buio, al brancolare cieco di un topo in un labirinto.
Perché se è ben chiaro a Canis e a suo figlio (e a un certo punto anche alla polizia) che gli omicidi sono legati a doppio filo alle trasposizioni cinematografiche di Batman, tutto il resto, a partire dal movente dell’assassino, resta avvolto nel più assoluto mistero. Ma anche il più intricato dei puzzle ha in sé la sua soluzione, a condizione, naturalmente, che all’appello non manchi neppure un tassello; e allora ecco che Canis (cui Badino “dona” con evidente piacere tutto il proprio vasto sapere su Batman e il suo mondo, unica chiave di lettura possibile per risolvere l’enigma), aiutato dal figlio e dalla fidanzata del ragazzo – che rivela ottime doti investigative – riesce, al termine di un estenuante inseguimento condotto come una partita a scacchi, a comprendere quale sarà la prossima mossa quello che ormai è a tutti gli effetti il suo avversario, proprio come se lui fosse davvero un’incarnazione di Batman e l’assassino quella di uno dei suoi tanti nemici (tutti citati con l’ammirazione l’affetto che soltanto un appassionato può avere), e finalmente a fermarlo. Gettando luce su una realtà mille volte più sordida e oscura di qualsiasi sceneggiatura.
Uccidete il pipistrello! è il godibile divertimento di un cultore, che ha scelto, nel settantacinquesimo anniversario della prima pubblicazione a fumetti di Batman, di dire grazie a un compagno di sogni e di avventure attraverso un romanzo. Dedicato, dalla prima all’ultima riga, alla foltissima schiera dei seguaci dell’Uomo Pipistrello.
Oristano, 20 ottobre 2011. Ore 20.19. Loredana aveva fretta. Voleva tornare a casa a cucinare qualcosa prima che il figlio, in licenza, schizzasse via con gli amici. – Vada tranquilla – aveva sorriso qualche ora prima Matsuhito – so cavarmela anche da solo, sa? – Lo so, lo so… Allora l’aspetto stasera e poi vado. Ce la fa mica a tornare un po’ prima? – Non si preoccupi. Il benestare dell’uomo non aveva attutito il senso di colpa di Loredana. Matsuhito sapeva che lei e Paolo non si vedevano da un mese: non aveva obiettato e la donna era certa che mai l’avrebbe fatto. Eppure lasciare da solo quel vecchietto che tanto l’aveva aiutata – e che era la sua unica risorsa – non la faceva stare tranquilla.
ciao Paolo, interessante come sempre la tua esposizione. Daltra parte Batman non mi attrae non è un mio eroe, apsetto altre proposte, ciao
pardon ho fatto un po’ di errori ortografici
Non ci sono problemi. Grazie a te dell’attenzione. Presto arriveranno altre recensioni e venerdì un nuovo video. Keep reading & listening to! Un caro saluto