Recensione de “Il Lorax” di Dr. Seuss
Un apologo, una favola, una filastrocca deliziosa. Una storia semplice e splendente, lieve e musicale nel rincorrersi delle rime baciate, e preziosa e forte nella verità che custodisce e trasmette. Un tesoro di parole e immagini dedicato ai lettori più giovani ma capace di parlare a chiunque; un sogno, una fantasia che è il ritratto più fedele della realtà, un meraviglioso cimento creativo che restituisce, al mondo in cui viviamo, l’incanto che gli è proprio, e nel farlo ci ricorda quanto la nostra dissennata condotta metta a rischio la sua sopravvivenza e il futuro di tutti. Tutto questo è Il Lorax di Dr. Seuss (pseudonimo dello scrittore e fumettista americano Theodor Seuss Geisel), gemma purissima di una produzione letteraria tanto feconda quanto significativa.
Pubblicato nel 1971, Il Lorax (il titolo si riferisce al protagonista della vicenda narrata, un buffo e cocciuto spirito dei boschi, voce – nel senso letterale del termine – degli alberi e loro guardiano) è una riflessione sulle opposte emozioni della gioia e del dolore e su ciò che le scatena. Lo scenario nel quale la storia si svolge – un incantevole bosco di lecci lanicci (alberi bellissimi e fragili dalla chioma soffice e colorata) – evoca la storia stessa; Dr. Seuss, infatti, concepisce una struttura circolare per la sua favola, che prenda avvio, si concluda (e sperabilmente riparta) dallo splendore della natura.
L’incontaminata foresta fantastica dove ogni cosa ha inizio, dimora, oltre che dei lecci lanicci, anche di pacifici e curiosi animali, come i ba-ba-lanutti e un’irresistibile specie di pesci canterini, attrae il lettore proprio per la sua unicità; tutto, in quella dimensione così squisitamente irreale, è perfetto; ma questa perfezione (che, lontana dall’essere qualcosa di semplicemente inventato, è invece la perfezione della natura che ci circonda, di cui, però, colpevolmente, non ci accorgiamo), proprio come accade nel mondo che abitiamo, si spezza il giorno in cui nello sperduto paradiso dei lecci giunge una misteriosa creatura, il Chi-Fu (nome che immediatamente evoca qualcosa di perduto per sempre).
Alla ricerca del tessuto ideale per produrre un capo di vestiario universale (il tuttone) che renda inutili tutti gli altri, Chi-Fu trova nei lecci lanicci quel che ha sempre cercato; così decide di fermarsi e di iniziare a produrre il suo capolavoro. E il primo albero viene abbattuto. È a questo punto che dal tronco tagliato del leccio compare Lorax, che subito apostrofa l’invasore con queste parole: “Signore! […]. Sono il Lorax. E per gli alberi parlo. Io parlo per gli alberi perché voce non hanno. Le chiedo signore – ed aveva l’affanno e gridava e soffiava con fare adirato – cos’è quell’oggetto che ha realizzato col ciuffo di Leccio che mi ha tagliato?”.
Trascinato dalla magistrale armonia della prosa di Dr. Seuss, dall’incontro di quelle parole che paiono sorelle l’una all’altra, il lettore quasi non si rende conto di quanto in un attimo tutto sia cambiato; quel che un momento prima non era che immaginazione ora è chiara metafora della drammatica situazione in cui si trovano (e di nuovo val la pena di ricordare che il libro è del 1971!) le aree verdi del mondo, violentate da deforestazioni sempre più massicce, erose da scempi che hanno nella generale indifferenza della pubblica opinione il loro maggior alleato.
La replica del Chi-Fu a Lorax, che prefigura sorti radiose per la sua invenzione, arricchisce ancora lo scenario perché apre le porte alla produzione in serie e alle sue logiche orientate esclusivamente al profitto; il tuttone, come previsto, diviene in breve tempo richiestissimo, e per soddisfare le domande sempre crescenti che riceve, Chi-Fu, aiutato da una schiera di interessati parenti, non ha altra scelta che abbattere alberi su alberi – “E in quattro e quatr’otto misi su un’impresa, in cui i Fu a pieno ritmo lavoravan d’intesa. Come api industriose produciamo Tuttoni, mentre l’ascia sui Lecci manda lugubri suoni”.
Inizialmente lo fa con entusiasmo, e a Lorax, che più volte cerca di dissuaderlo dal suo proposito, risponde in malo modo, finché quelle che sembravano soltanto impalpabili minacce non si trasformano in una terribile, incontestabile realtà; niente più foresta di lecci lanicci, niente più animali, niente più materia prima per il tuttone, solo un’interminabile desolazione, nella quale il povero Chi-Fu viene lasciato completamente solo (con Lorax e gli animali costretti a trovare a rifugio in un’altra foresta e i parenti che, una volta esauritasi la fonte di guadagno, non vedono ragione alcuna per restare accanto a Chi-Fu).
Ma raggiunto il culmine del dramma, c’è ancora spazio per la speranza, può ancora accadere che il tempo circolare ed eterno della natura si sostituisca alla cieca, selvaggia immediatezza della soddisfazione personale. Chi-Fu, per non dimenticare l’errore commesso, resta a vivere nella foresta che ha distrutto e qui, paziente, attende l’arrivo di qualcuno, qualcuno che comprenda ciò che lui non è stato capace di capire. E alla fine la sua perseveranza viene premiata; un bambino giunge fino alla sua casa e, ascoltata la storia, e soprattutto l’insegnamento che porta con sé, di quella speranza coltivata così a lungo diviene il nuovo custode; a lui Chi-Fu dona l’ultimo seme di leccio laniccio, il solo rimasto. Sarà necessario ripiantarlo e far sì che la foresta rinasca, che sia di nuovo popolata, che i lecci lanicci, come in passato, si moltiplichino perché assieme a loro, a tornare, sia la vita.
Il Lorax (in italia pubblicato da Giunti nella bella traduzione di Anna Sarfatti) è un piccolo capolavoro che conquista al primo sguardo; è una lettura indimenticabile che senza sosta muove al riso, al pianto, alla tristezza e alla felicità più genuina; è un’esplosione di creatività che scalda il cuore e invita ad aprire gli occhi; è un lezione che non dovremmo mai smettere di imparare; è la voce universale della meraviglia, della bellezza, della consapevolezza, della responsabilità e del coraggio.
Eccovi, invece del consueto incipit, la quarta di copertina del libro. Consideratela un ulteriore invito alla sua lettura.
Il Lorax è un ometto un po’ scontroso, una piccola sentinella che difende gli alberi e gli animali della felice foresta dei Lecci Lanicci. Un giorno, però, in quel paradiso giunge l’intraprendente Chi-Fu e le cose cominciano a cambiare… Una storia divertente e bizzarra che ci ricorda che in ogni angolo del mondo rischiamo di perdere le nostre risorse naturali. A meno che….