Vai al contenuto
Home » Recensioni » Ragazzi » Dante, i diavoli e il caos del presente

Dante, i diavoli e il caos del presente

Recensione di “Leviathan” di Michele Dattoli e Salvatore Pastore

Michele Dattoli, Salvatore Pastore, Leviathan, Eretica Edizioni

Riattualizzare l’Inferno di Dante. Di più: riattualizzarlo, ma lasciandolo originale. Non una rivisitazione, ma il “vero” Oltretomba dell’Alighieri, più o meno come ce lo hanno presentato i testi di letteratura scolastici, ma portato all’oggi, quindi con ospiti più “moderni”, quelli successivi al Sommo Poeta. Prendi Hemigway, per esempio, grande autore morto suicida e quindi, secondo il contrappasso dantesco, tramutato in albero secco in una delle più terribili delle bolge.


Qua e là, certo, le esigenze narrative e le influenze di opere più recenti hanno portato ad alcune libertà rispetto alle divine terzine, ma l’impatto resta quello: un tentativo anche ambizioso, senza dubbio coraggioso. È questa la base di partenza del lavoro proposto da due giovani autori, Michele Dattoli (testi) e Salvatore Pastore (disegni), nella loro opera, Leviathan, ancora incompleta (al momento sono usciti i primi due volumi), e proposta da Eretica Edizioni. Ma parlavamo di attualizzazione. Dattoli infatti guarda l’Inferno da un punto di vista nuovo. Cos’è, in pratica, l’Inferno, se non un luogo come se ne sono visti tanti nel mondo, un posto dove pochi “cattivi” (i diavoli) servono il dittatore di turno (Satana), riducendo al dolore e alla sofferenza moltitudini di persone? Come la Storia insegna, però, una situazione del genere non può durare e un popolo oppresso prima o poi si ribella. E infatti, Leviathan è «la storia di una rivolta», come spiega la sua sinossi, una rivolta dei dannati contro i diavoli. Se poi consideriamo che i dannati sono i migliori dei peggiori esponenti dell’umanità di sempre, ecco che i diavoli si trovano a fronteggiare della gran bella gente. Il colpo di teatro che va ancora oltre questo antefatto, già in sé originale, è la scelta del Grande Eroe, di colui che lancerà il primo sasso, che per primo parlerà di rivolta laddove mai a nessuno era balenata in mente neppure una vaga ipotesi del genere: in Leviathan costui è nientemeno che Adolf Hitler!

Ebbene sì: in un Inferno dantesco come pensare di non trovare il Führer? Anzi, il vero dubbio è caso mai in quale cerchio piazzarlo, talmente ampio è il suo “curriculum”. Eppure è proprio lui quello che dà la prima bastonata sulla capoccia di un demone, suscitando stupore e paura negli altri dannati, che pure non restano inerti davanti a questa novità. Il suo scopo? Uscire dall’Inferno. Il suo piano? Raggiungere e liberare l’unico altro dannato che può – almeno in teoria – aiutarlo nella missione impossibile. La storia seguirà quindi la discesa agli inferi (letteralmente) di Hitler, la sua corsa attraverso i cerchi e le bolge, fino alla terrificante città di Dite. Ad arricchire la trama varie altre trovate, alcune di satira politica, altre più impregnate di idealismo storico (che non possiamo rivelare qui per non fare spoiler: al lettore il piacere di scoprire l’identità dell’assurdo essere, dal corpo di cane e dal volto umano, che segue Hitler per tutta la vicenda, oppure quella del misterioso prigioniero della torre di Dite…), oppure i flashback sulle vite terrene dei dannati, proprio come ha fatto Dante nella Commedia.

Il disegno proposto da Pastore, dal canto suo, risulta dannatamente (per restare in tema) efficace: non nasconde nulla delle bolge e della “vita” degli infelici dannati, uomini e donne, torturati in qualsiasi modo, smembrati, squartati, seviziati, come è giusto che sia in un Inferno che si rispetti. Un lungo susseguirsi di tavole più composte alternate a splash page ricche di dettagli e dalla chiarissima influenza manga, per espressioni esasperate e onomatopee abnormi.
Peccato che alcune di queste tavole siano davvero eccessive: in qualche caso indugiano un po’ troppo su dettagli evitabili, inoltre sono talmente intricare da far perdere la direzione di lettura e da rendere perfino difficile la riconoscibilità dei personaggi. E – visto che ci siamo – peccato soprattutto per una certa carenza di editing, con qualche frase che sarebbe stato meglio rileggere prima della stampa, e per un lettering non all’altezza. A parte questi difetti, Leviathan rimane opera molto interessante, ambiziosa e – soprattutto – molto coraggiosa. La lettura porta spesso a tornare indietro, per riguardare meglio certi dettagli o scovare quella certa curiosità in più, e lascia la voglia di vedere “come andrà a finire”. Entrambe cose che non capitano in molti ben più celebri e celebrati graphic novel.

(Antonio Marangi)

4 commenti su “Dante, i diavoli e il caos del presente”

  1. ciao bentornato

    Il giorno sab 15 dic 2018 alle ore 10:22 Il Consigliere Letterario ha scritto:

    > ilconsigliereletterario posted: “Recensione di “Leviathan” di Michele > Dattoli e Salvatore Pastore Riattualizzare l’Inferno di Dante. Di più: > riattualizzarlo, ma lasciandolo originale. Non una rivisitazione, ma il > “vero” Oltretomba dell’Alighieri, più o meno come ce lo hanno pres” >

  2. “Peccato che alcune di queste tavole siano davvero eccessive: in qualche caso indugiano un po’ troppo su dettagli evitabili, -……… ”
    colgo una critica e ne sono felice… non sempre si deve elogiare
    ciao a tutti

    1. Ciao Nino; il carissimo amico Antonio Marangi, che ha scritto la recensione, è di una assoluta onestà intellettuale, oltre a essere, per quanto riguarda i fumetti, uno dei più grandi esperti (probabilmente il più grande) che conosca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *