Recensione di “Le passioni della mente” di Irving Stone
L’accuratezza della ricerca e la precisione della ricostruzione storica da una parte; la pulita scelta stilistica, che segue diligente il dettato di una ricercata semplicità dall’altra: queste le fondamenta sulle quali poggia Le passioni della mente, biografia romanzata di Sigmund Freud scritta da Irving Stone.
L’autore americano, specializzato in questo genere letterario (celebri sono i suoi i ritratti di Vincent van Gogh, Michelangelo Buonarroti e Charles Darwin), realizza un’opera di assoluto fascino, dal respiro eccezionalmente ampio, equilibrata tanto nelle descrizioni d’ambiente quanto nel disegno del protagonista, accompagnato con misurata attenzione nel privato e rivelato in ogni dettaglio nel profilo professionale, nella crescita progressiva che lo ha portato, dalla laurea in medicina conseguita a Vienna nel 1881, alla scoperta dell’inconscio e alla fondazione della psicanalisi. Stone, che non a caso amava definirsi uomo di lettere, coltiva con orgoglio l’eleganza espressiva, la complessiva armonia del linguaggio; si preoccupa di assicurare al lettore per prima cosa un godimento estetico, non rinuncia mai alla ricercatezza, a una sorta di formale perfezione. Se in qualsiasi altro lavoro questo sforzo squisitamente emozionale avrebbe rischiato di dare frutti controversi (per esempio finendo per relegare troppo in secondo piano il tema trattato), qui il potenziale pericolo è superato proprio dalla densità e dall’importanza del materiale narrativo a disposizione.
La vita di Freud, le sue fondamentali scoperte in ambito medico-scientifico, la nascita della psicanalisi prima e del movimento psicanalitico poi, la sua dimensione internazionale, l’incontro con alcune delle menti più geniali e feconde del Novecento (Jung, Adler, Rank, Ferenczi, Abraham, solo per citare i più noti), riempiono quasi da sé il ricchissimo volume di Stone (quasi 900 pagine che si leggono d’un fiato, completate da un breve ma preciso dizionario dei termini psicanalitici); lo scrittore americano ha il solo merito – che certo non è secondario – di dare ordine razionale e struttura romanzesca a questa straordinaria messe di accadimenti. Fin dal principio del volume si percepisce con chiarezza che Freud non ne è soltanto l’ovvio protagonista, ma anche l’eroe; la simpatia dell’autore nei suoi confronti è trasparente, l’ammirazione sincera e dichiarata; tuttavia l’omaggio di Stone non è gratuito. Egli sa dipingere l’uomo e il suo tempo con il necessario distacco; ha l’obiettività di riconoscerne gli indiscutibili meriti, sottolinea a più riprese la portata rivoluzionaria del suo lavoro, ma non si ritrae dinanzi alle critiche, né le stempera.
Così, accanto al Freud geniale e coraggioso, che svela i moventi ultimi dell’agire umano e individua nell’emergere della sessualità infantile la causa prima delle nevrosi, condannandosi al disprezzo della società viennese e all’ostracismo del mondo medico-scientifico (che non gli perdonerà mai completamente il suo ardire), che espone le proprie certezze in libri destinati a diventare dei classici, che si dedica con dedizione totale ai pazienti (spesso ricevendone in cambio una commossa e duratura gratitudine), ecco emergere il Freud psicanalista affermato che rifiuta, tra l’ostinato e il rabbioso, qualsiasi deviazione teorica dalla linee guida dai lui tracciate, che osserva con orgoglio (e insieme con una punta di imbarazzato fastidio) crescere i propri discepoli, che troppo tardi apre gli occhi sia sulla tragedia della Grande Guerra sia sulla barbarie antisemita del Reich hitleriano, che, fuorviato dall’affetto per Jung, ne sottovaluta a più riprese carattere e originalità d’approccio terapeutico, finendo per subire la rottura del loro rapporto personale e del sodalizio scientifico (che vivrà come la più grande e cocente sconfitta della sua vita). A contrappuntare questi decenni tumultuosi, la quieta vita domestica; il felice matrimonio con Martha Bernays (che gli ha dato sei figli), il sereno rapporto con i figli, in special modo con la diletta Anna, il calore delle amicizie, che Freud coltiva con passione incessante.
Il romanzo di Stone è un’avventura entusiasmante; in una squisita cornice letteraria scorre l’epopea di un uomo che ha contribuito a scrivere una pagina di storia. L’autore ne celebra la grandezza serbandosi fedele alla verità dei fatti, senza mai dimenticare la meraviglia del narrare.
Eccovi l’incipit (la traduzione è di Sergio Varini). Buona lettura.
Salivano vigorosamente il sentiero, muovendo in ritmica cadenza le snelle figure giovanili. Nel prato vicino, fiori gialli crescevano tra l’erba bassa. Gli anemoni, con i loro petali di seta, erano morti fin dai giorni di Pasqua; ma eriche primaverili, margherite e rose canine intessevano sotto i faggi un tappeto ricco di colori.