Recensione di “Savrola contro il dittatore della Laurania” di Winston Churchill
“Nel 1897, quando comincia a scrivere un’opera dal titolo provvisorio di
Affairs of State, Winston Churchill si trova a Bangalore, in India, di stanza con il IV reggimento Ussari, al quale il libro sarà dedicato. Si tratta, come scrive in una lettera alla madre, di un romanzo politico ambientato in una repubblica immaginaria, nel quale ha ‘messo in bocca all’eroe tutta la [sua] filosofia’ […]. Tra il maggio e il settembre del 1899, il romanzo esce a puntate sul ‘MacMillan’s Magazine’, mentre nel 1900 sarà pubblicato in volume con il titolo definitivo di Savrola: A Tale of the Revolution in Laurania. La notizia della pubblicazione di Savrola raggiunge Churchill in Sudafrica, dove è impegnato come corrispondente nella seconda guerra boera. La famiglia lo informa che il romanzo ha ricevuto commenti positivi; i recensori ne hnno elogiato le scene d’azione […]. Pur essendo nato in tempo di guerra ed essendovi descritte numerose scene di battaglia, l’argomento principale di Savrola non è l’arte militare, bensì la politica. In questi termini, malgrado il suo relativo valore letterario, Savrola può essere considerato il primo e unico saggio politico in forma di romanzo mai pubblicato da Churchill. Non solo: nella sua produzione sterminata Savrola è un unicum letterario. Con il suo incentrarsi sul conflitto tra le aspirazioni democratiche e la dittatura che vorrebbe soffocarle, il romanzo è destinato a risultare ancora oggi, a più di un secolo dalla sua uscita, di grande attualità”, Nella bella postfazione intitolata Churchill e il romanzo Daniele Tinti (che del romanzo politico di Winston Churchill intitolato Savrola contro il dittatore della Laurania, in Italia pubblicato da Gallucci, è anche traduttore) inquadra le principali chiavi di lettura di questo lavoro, senz’altro originale se consideriamo che il suo autore, pur insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1953, non ottenne il prestigioso riconoscimento per la sua attività di romanziere bensì per i saggi e i memoriali che scrisse; non a caso le direttrici indicate da Tinti procedono in direzioni opposte, delineandosi in un caso come punto di forza e nell’altro (inevitabilmente per certi versi) come strutturale lacuna. E in effetti il relativo (per restare all’aggettivo scelto da Tinti, al quale si potrebbe tranquillamente sostituire il più aspro ma allo stesso tempo più aderente scarso) valore letterario di Savrola balza agli occhi fin dalle primissime pagine. Le decrizioni d’ambiente, il disegno dei personaggi, i (numerosissimi) discorsi diretti – che si tratti di duelli verbali sulla situazione politica, riflessioni filosofiche, confessioni amorose poco importa – persino le concitate scene di battaglia che coprono quasi per intero la seconda parte del romanzo, risentono di una maniera che non sembra capace di offrire al lettore più di una stucchevole correttezza scolastica. Il ritmo della narrazione è monocorde, quel che accade è sempre, immancabilmente, ciò che ci si aspetta succeda, la lotta tra bene e male (la democrazia pronta alla ribellione da una parte, la dittatura disposta a tutto pur di non cedere il potere dall’altra) condotta con l’esasperante meccanicità di una partita a scacchi tra principianti.
Tuttavia, arrestarsi al solo aspetto squisitamente romanzesco di questo lavoro, che è sì un romanzo, ma un romanzo politico, vederne dunque soltanto i limiti, sarebbe non solo ingiusto nei confronti di Churchill ma testimonierebbe una grave e colpevole incomprensione di quel che Savrola non solo è ma, ed è questo ciò che maggiormente conta, riesce a essere. La veste letteraria, infatti, non è che un orpello, un ornamento (gradevole, se si considera lo sforzo di scrittura; la prosa di Churchill, vale la pena ribadirlo, è accademica e prevedibile, pure non manca di qualche felice guizzo), forse anche uno strumento nuovo, o magari soltanto diverso, o ancora un punto di vista alternativo che meritava di essere esplorato, scelto dal grande uomo politico per le sue profonde, e come acutamente sottolineato da Tinti ancora attuali, analisi politico-sociali. Ecco dunque che in questo quadro il romanzo, e di conseguenza il giudizio, l’opinione su di esso, muta radicalmente: perché se è vero che è la complessità (psicologica, emotiva, caratteriale) a dominare nella costruzione delle donne e degli uomini che saranno gli attori protagonisti (e non protagonisti) di un romanzo, è altrettanto vero che quando a confrontarsi non sono i caratteri ma le ideologie, quando a combattersi non sono le persone ma i principi che essi incarnano, allora è la chiarezza, una chiarezza assoluta, l’elemento indispensabile; sono la partigianeria, lo schierarsi, al centro di tutto. E Savrola, che lotta fino allo stremo per realizzare il sogno di uno stato giusto, di una repubblica che sia la concretizzazione del sogno platonico, che sia, nei fatti, la sua Repubblica governata da re-filosofi, non potrebbe agire nel modo in cui agisce se non ci fossero, dentro di lui, adamantine certezze a spronarlo.
E allora ciò che si racconta, con tutti i limiti di una narrazione quasi elementare nella cifra stilistica, assume straordinario valore in ambito politico; l’utopia di un ordine statuale che sia essenzialmente giusto, dove ideale e reale possano finalmente incontrarsi e fondersi, è l’orizzonte di Savrola (come probabilmente lo è stato di Churchill), un orizzonte che allo stesso tempo esalta per il suo splendore e amareggia per la sua eterna irraggiungibilità.
Eccovi l’incipit, buona lettura.
Dopo il lungo temporale, il sole era nuovamente spuntato tra le nuvole, gettando le sue mutevoli ombre sopra le strade, le case, i giardini della Laurania.