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Biografie e Autobiografie

Recensioni di libri di genere biografico e autobiografico a cura de “Il Consigliere Letterario”.

La pubertà letteraria di Arturo

Recensione di “La strada per Los Angeles” di John Fante

John Fante, La strada per Los Angeles, Einaudi
John Fante, La strada per Los Angeles, Einaudi

“Non si capisce John Fante se non lo si legge alla luce dell’italoamericanità. Ma lo si capisce ancor meno se si assume l’elemento etnico come esclusivo, se si considera l’intera sua opera, ribollente distillato autobiografico, all’interno del paradigma etnico-familiare. In realtà, l’italoamericanità di John Fante […] si situa un passo avanti rispetto alla personalità della maggior parte degli altri scrittori italoamericani a lui coevi […], giacché non si risolve nella semplicità di una scelta tematica […] ma si complica e si arricchisce nel confronto con modelli letterari alti e aggiornati, e non si dà al di fuori di una ostinata, coraggiosa ricerca di stile”. Leggi tutto »La pubertà letteraria di Arturo

Fummo sconfitti e fummo vincitori

Recensione di “Confesso che ho vissuto” di Pablo Neruda

Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto, Einaudi
Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto, Einaudi

“… Tutto quello che vuole, sissignore, ma sono le parole che cantano, che salgono e scendono… Mi inchino dinanzi a loro… Le amo, mi ci aggrappo, le inseguo, le mordo, le frantumo… Amo tanto le parole… Quelle inaspettate… Quelle che si aspettano golosamente, si spiano, finché a un tratto cadono… Vocaboli amati… Brillano come pietre preziose, saltano come pesci d’argento, sono spuma, filo, metallo rugiada… Inseguo alcune prole… Sono tanto belle che le voglio mettere tutte nella mia poesia… […]. Leggi tutto »Fummo sconfitti e fummo vincitori

Vernichtungslager

Recensione di “La lista di Schindler” di Thomas Keneally

Thomas Keneally, La lista di Schindler, Fassinelli
Thomas Keneally, La lista di Schindler, Frassinelli

“Schindler scoprì attraverso le sue fonti che le camere a gas di Belzec erano state completate nel marzo di quell’anno sotto la supervisione di una ditta di Amburgo e di ingegneri delle SS provenienti da Oranienburg. Stando alla testimonianza di Bachner, le camere a gas potevano sostenere tremila uccisioni giornaliere. Erano in fase di costruzione dei forni crematori, per timore che gli antiquati sistemi di eliminazione dei cadaveri ponessero un freno ai nuovi metodi di sterminio.


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La fedeltà consegnata alla letteratura

Recensione di “Una storia di amore e di tenebra” di Amos Oz

Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli
Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli

“Lo squallore che assediava la vita dei miei genitori. Il debole odore di colla fatta in casa misto a quello di pesce in salamoia che accompagnava sempre i coniugi Krokmal, gli aggiustatori di giocattoli e medici di bambole. La tinta bruna […] della casa della maestra Zelda, la credenza di formica spelata. E la casa dello scrittore signor Zarchi malato di cuore, la cui moglie Ester soffriva di emicranie.Leggi tutto »La fedeltà consegnata alla letteratura

Häftling 174.517

Recensione di “Se questo è un uomo” di Primo Levi

Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi
Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi

“Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenore di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione.Leggi tutto »Häftling 174.517

La spietata invadenza del mondo

Recensione di “Homer & Langley” di E.L. Doctorow

E.L. Doctorow, Homer & Langley, Mondadori
E.L. Doctorow, Homer & Langley, Mondadori

La disposofobia, disturbo ossessivo-compulsivo che spinge chi ne è affetto ad accumulare oggetti di ogni tipo (il più delle volte completamente inutili) senza più riuscire a disfarsene, è noto anche con un altro nome, un termine che non ha nulla a che fare con la fredda esattezza della nomenclatura medica ed è carico di quel fascino sottile, di quella forza quasi ipnotica di attrazione e coinvolgimento che sono proprie delle storie non comuni, degli eventi eccezionali, di quei fatti straordinari e unici che sconvolgono l’ordine della realtà al punto da superarla, germogliando oltre essa in forma d’aneddoto, cristallizzandosi come memoria condivisa, patrimonio, eredità: sindrome dei fratelli Collyer.Leggi tutto »La spietata invadenza del mondo

Orbite eccentriche in una genealogia di mostri

Recensione di “Lieto fine” di Edward St Aubyn

Edward St Aubyn, Lieto fine, Neri Pozza
Edward St Aubyn, Lieto fine, Neri Pozza

“Bisogna ‘celebrare la vita’: ricchi premi e cotillon! Tutte quelle chiacchiere del tipo: ha lottato fino all’ultimo, ma io so quanto gli è costato… Insomma, raccontare il percorso di un’esistenza e metterlo in prospettiva. Bada bene, non dico che non sia commovente. In questi ultimi giorni ho notato un effetto quasi sinfonico. E orrore in quantità industriali, naturalmente.Leggi tutto »Orbite eccentriche in una genealogia di mostri

Il dovere di non restare in silenzio

Recensione di “Blonde” di Joyce Carol Oates

Joyce Carol Oates, Blonde, Bompiani
Joyce Carol Oates, Blonde, Bompiani

La ricerca ossessiva della perfezione come talismano contro il terrore della morte, come formula magica (la sola possibile) in grado di arginare il dolore, di offrire momenti di tregua alla spaventosa fatica di vivere, di proteggere dalla rabbia del mondo, dalla sua invidia cieca, dalla sua insaziabile sete di annientamento.

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In uno straripare di bellezza e verità

Recensione di “Suttree” di Cormac McCarthy

 
Cormac McCarthy, Sutree, Einaudi
Cormac McCarthy, Suttree, Einaudi

Tra polvere, e rovine, e miseria. Tra detriti, memoria di un tempo che nessuno ricorda più e cui nessuno più appartiene, e una natura incoerente, selvaggia e malata, eco di un mondo disordinato e folle, cresciuto come un tumore negli oscuri labirinti dell’immaginazione di un dio infantile e capriccioso, ed esistenze amputate, monche, abbozzate, e anime squarciate e coperte di piaghe, l’uomo sopravvive a se stesso, disperatamente aggrappato alla propria dignità di persona viva, specchio dell’indecifrabile mistero del nascere e del morire, principe derelitto di un’incessante parabola di peccato, abiezione, dolore e resurrezione.


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Hammerstein: il nobile eroismo della ragione

Recensione di “Hammerstein, o dell’ostinazione” di Hans Magnus Enzensberger

Hans Magnus Enzensberger, Hammerstein o dell'ostinazione, Einaudi
Hans Magnus Enzensberger, Hammerstein o dell’ostinazione, Einaudi

Berlino, 3 febbraio 1933. Adolf Hitler, da poco nominato cancelliere della Germania, incontra a cena i vertici dell’esercito ed espone loro, con agghiacciante chiarezza, i fondamenti del suo “programma di governo”: costruzione di una ferrea dittatura interna e progressiva conquista di un “spazio vitale” a oriente. Sarà quell’esposizione, allo stesso tempo lucida, malata e tragicamente profetica a convincere uno degli astanti, il generale Kurt Freiherr von Hammerstein-Equord (cui era toccato anche il delicato ruolo di anfitrione), capo di stato maggiore dell’esercito, della pericolosità di quel politicante arruffato e confuso che era riuscito a conquistare il Paese e che lui aveva senza alcun dubbio sottovalutato. E della necessità di fermarlo.


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