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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

Cerca l’autore, il genere o il tema di tuo interesse, sono disponibili centinaia di recensioni.

Ogni cosa che al vivere si accompagna

Recensione di “Vicolo del Mortaio” di Nagib Mahfuz

Nagib Mahfuz, Vicolo del Mortaio, Feltrinelli

A un passo dalla frenesia della città, la vita, nella quiete di una strada, germoglia nella generale indifferenza, e giorno dopo giorno tutto quel che accade in un pugno di case, il mosaico di amicizie, rivalità, gelosie, amori e segreti che come tela di ragno sta a fondamento di quel particolare, minuscolo e ignoto angolo di mondo, si fa inconsapevolmente archetipo dell’umano, dei suoi splendori e delle sue cadute, dei suoi patimenti e delle sue speranze, dei suoi sogni a occhi aperti e dei suoi dolorosi, drammatici risvegli.

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Ignotus par ignotius

Recensione di “L’opera al nero” di Marguerite Yourcenar

Marguerite Youcenar, L’opera al nero, Feltrinelli

Il XVI secolo mirabilmente raccontato da Marguerite Yourcenar ne L’opera al nero è un mondo in bilico, un mondo che sembra prossimo al risveglio, aperto alla modernità della scienza e alle sue rivoluzionarie conquiste e nello stesso tempo ancora legato alle suggestioni alchemiche, alle credenze e alle superstizioni; un mondo nel quale gli opposti si sfiorano, dove la magia può ancora essere una delle forme in cui si manifesta il procedere della ragione, o la geniale scintilla di una intuizione.Leggi tutto »Ignotus par ignotius

Il coraggioso umanesimo di Augie

Recensione di “Le avventure di Augie March” di Saul Bellow

Saul Bellow, Le avventure di Augie March, Mondadori

Un romanzo di formazione, un protagonista affascinante, contraddittorio, che scatena emozioni, commuove, diverte e fa riflettere, un affollato palcoscenico di caratteri, ciascuno descritto con minuziosa precisione, una ricostruzione d’ambiente (in primis quello della Chicago del primo Novecento, ma anche la vasta desolazione del Messico, dove muoiono i sogni di libertà e d’amore del protagonista) di impressionante efficacia, e una scrittura intensa, vitale, scintillante, in perfetto equilibrio tra asciutta rievocazione di esperienze personali e sorprendente slancio inventivo.


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Dove è lo scrittore è l’uomo

Recensione di “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, Adelphi

Leonardo Sciascia è uno scrittore unico. Non solo nell’ambito letterario italiano ma anche in quello continentale. A renderlo tale non è tanto la sua splendida prosa, né la perfezione dei suoi romanzi, né la rilevanza degli argomenti che tratta, o la capacità di analisi di cui si dimostra capace, o l’esattezza delle sue argomentazioni, o ancora la logica inattaccabile delle sue conclusioni.


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L’uomo condannato

Recensione di “Normance” di Louis-Ferdinand Céline

Louis Ferdinand Céline, Normance, Einaudi

Il tempo dilatato dal ricordo, il passato, cicatrice della memoria, l’ossessivo ripresentarsi di quel che è accaduto trasfigurato di volta in volta dalla rabbia, dal delirio, dal desiderio, dalla paura, dalla volontà caparbia di non arrendersi, di non tradire se stessi. Più di qualsiasi altro scrittore, Céline ha reso letteratura la propria vita, ha donato al suo spirito indomito e malato il miracolo irripetibile di un linguaggio multiforme, fiammeggiante e tragico, capace di affacciarsi al sublime e di tossire roco come una bestemmia masticata a mezza voce, talmente coraggioso da riuscire a smascherare la verità (anche la più atroce, anche la più meschina) e nello stesso tempo così intossicato da se stesso, dalla propria delirante grandezza, da sprofondare in incubi grotteschi.Leggi tutto »L’uomo condannato

L’ombra del fiume e della volontà di Dio

Recensione di “Ombre sull’Hudson” di Isaac B. Singer

Isaac B. Singer, Ombre sull’Hudson, Tea

New York, alla fine degli anni Quaranta, è allo stesso tempo un rifugio e una prigione. Agli occhi di un gruppo di ebrei sopravvissuti all’immane tragedia dello sterminio nazista la città offre protezione, sicurezza, finanche riposo, mai i suoi silenzi, la sua tranquillità apparente, la distanza quasi incolmabile (eppure non sufficiente) che la divide da quell’Europa d’incubo dove si accumulano milioni di cadaveri, dove la guerra appena conclusa tortura incessantemente i corpi e le anime di coloro che sono scampati ai suoi artigli, restituiscono l’eco degli orrori perpetrati e subiti e con esso la scandalosa, radicale assenza di qualcosa che possa anche solo somigliare a una ragione, a un perché, a un disegno, a una volontà per quanto oscura e indecifrabile.Leggi tutto »L’ombra del fiume e della volontà di Dio

Filosofia, psichiatria, storia

Recensione di “La cura Schopenhauer” di Irvin Yalom

Irvin Yalom, La cura Schopenhauer, Neri Pozza

Ci sono romanzi che conquistano più per l’intuizione, lo spunto, l’idea su cui si fondano che per il modo in cui riescono a dare sostanza narrativa a quell’iniziale scintilla. La cura Schopenhauer di Irvin Yalom, di professione psicoterapeuta (nonché professore emerito di Psichiatria all’Università di Stanford) e scrittore per diletto, è una di queste opere.


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Se non ho denaro…

Recensione di “Fiorirà l’aspidistra” di George Orwell

George Orwell, Fiorirà l’aspidistra, Mondadori

A partire dall’adattamento del celebre passo della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, con la velenosa sostituzione del termine amore con denaro – “Anche se io parlassi tutti i linguaggi degli uomini e degli angeli, se non ho denaro divengo un rame sonante e un tintinnante cembalo. E quantunque avessi il dono della profezia e intendessi tutti i misteri e tutta la scienza; e benché io avessi tutta la fede, talché io potessi muovere le montagne, se non ho denaro non sono nulla…” – Fiorirà l’aspidistra di George Orwell sembra somigliare a un livido, rabbioso pamphlet antiborghese, a una sorta di resa dei conti tra l’autore, le proprie aspirazioni, i compromessi rifiutati e quelli accettati.


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Adolescenza, vita, morte, caso

Recensione di “Noi” di Richard Mason

Richard Mason, Noi, Einaudi

Una commedia che procede spedita verso la tragedia, che racconta con toni lievi e insieme con crudeltà (una crudeltà che è nei fatti, nelle cose, che stilla come veleno da quel che accade), l’età splendida e terribile dell’adolescenza, gli anni in cui ogni cosa sembra possibile, ogni traguardo raggiungibile.


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