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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

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La contro-storia di ieri

Recensione di “Contro-passato prossimo” di Guido Morselli

Guido Morselli, Contro-passato prossimo, Adelphi
Guido Morselli, Contro-passato prossimo, Adelphi

Non il futuro alternativo che, nel rispondere alla domanda (così letterariamente feconda) cosa sarebbe successo se svela la propria intrinseca fragilità, pagando all’ebbrezza di una libertà creativa pressoché sconfinata il tributo (forse troppo alto) di una plausibilità negata, e neppure il tempo essenzialmente fantastico e tuttavia ben più solido e coerente della distopia, quel domani d’ombra che come un male muto ma tragicamente vigile si annida nelle imperfezioni dell’oggi pronto, al concorrere di poche, terribili circostanze, a farsi verità, a divenire realtà (tanto impensabile quanto concreta).


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Cinquemila anni più le spese

Recensione di “Un destino ridicolo” di Fabrizio De André e Alessandro Gennari

Fabrizio De André, Alessandro Gennari, Un destino ridicolo, Einaudi
Fabrizio De André, Alessandro Gennari, Un destino ridicolo, Einaudi

La bellezza silenziosa dei luoghi, lo scintillare del mare e il respiro quieto della terra; quella città unica che è Genova, stretta attorno al segreto brulicare di vita dei suoi vicoli, affacciata sull’acqua con lo stesso innocente trasporto con il quale il volto acceso di gioia di un fanciullo accoglie una promessa mantenuta, e la vergine meraviglia della Sardegna, il suo spirito selvaggio e senza tempo, la sua voce arcaica, primordiale.

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Occam e i gangster

Recensione di “La chiave di vetro” di Dashiell Hammett

Dashiell Hammett, La chiave di vetro, Longanesi
Dashiell Hammett, La chiave di vetro, Longanesi

La scrittura scarna, essenziale, che riduce la narrazione a una cronaca di fatti, che si concentra unicamente su quel che viene compiuto, su ciò che si decide e sulle conseguenze cui dà luogo e lascia tutto il resto sullo sfondo, come cosa priva d’importanza; la sincerità rude di una prosa che non si lascia distrarre, immune alle lusinghe della bellezza, dell’armonia, della musicalità, indifferente al colore, alla ricchezza di dettagli, alla ricercatezza, sospettosa persino nei riguardi dell’approfondimento psicologico, in una parola, diffidente.

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Diciotto minuti

Recensione di “Scia di morte” di Erik Larson

Erik Larson, Scia di morte, Neri Pozza Editore
Erik Larson, Scia di morte, Neri Pozza Editore

“Ho cominciato a raccogliere informazioni sul Lusitania seguendo un impulso scaturito dal mio metodo di letture voraci e promiscue. Quello che ho scoperto mi ha affascinato e sconvolto allo stesso tempo. Credevo di sapere già tutto quanto c’era da sapere su quella tragedia ma, come spesso accade approfondendo le ricerche su un dato argomento, non ho impiegato molto ad accorgermi di quanto mi sbagliassi. Leggi tutto »Diciotto minuti

Ragione e immaginazione

Recensione di “Manoscritto trovato a Saragozza” di Jan Potocki

Jan Potocki, Manoscritto trovato a Saragozza, Adelphi
Jan Potocki, Manoscritto trovato a Saragozza, Adelphi

“Mi trovavo all’assedio di Saragozza come ufficiale dell’esercito francese. Alcuni giorni dopo la presa della città, essendomi spinto in un luogo un po’ fuori mano, scorsi una casetta di belle proporzioni in cui, almeno in un primo tempo, credetti che nessun francese avesse ancora messo piede. Mi venne la curiosità di entrare.


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Inappropriato. Come la tragedia

Recensione de “La macchia umana” di Philip Roth

Philip Roth, La macchia umana, Einaudi
Philip Roth, La macchia umana, Einaudi

Il comportamento appropriato nella tragedia classica. Ecco il titolo di un corso il cui argomento verrebbe esaurito prima ancora di cominciare a trattarlo. Perché se appropriato è “la parola in codice corrente per frenare ogni deviazione dalle sane linee di condotta e mettere così ognuno «a suo agio»”, se ciò che è appropriato risulta essere in ogni occasione ciò che è opportuno, conveniente e forse in qualche caso, per puro colpo di fortuna, perfino giusto (o se non proprio giusto, non del tutto sbagliato, almeno), come può esserci spazio per qualsiasi altro comportamento?


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Amore e guerra

Recensione di “Confusione. La saga dei Cazalet III” di Elizabeth Jane Howard

Elizabeth Jane Howard, Confusione, Fazi Editore
Elizabeth Jane Howard, Confusione, Fazi Editore

A confondere, a ottundere menti e fiaccare corpi, è l’atrocità della guerra, con la sua infinita conta dei morti, con il tragico appello di nomi e cognomi di caduti tra i quali occhi in egual misura colmi di speranza e terrore cercano quelli dei propri congiunti, dei propri cari; a confondere sono il dolore e la sofferenza che, come fiori selvatici, sembrano crescere ovunque; a confondere è la vita, superba nel suo sovrano disprezzo per le esistenze dei singoli e così insopportabilmente fiera di apparire ingiusta, anzi di essere ingiusta.


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Le spietate intemperie del linguaggio

Recensione di “Great Jones Street” di Don DeLillo

Don DeLillo, Great Jones Street, Einaudi
Don DeLillo, Great Jones Street, Einaudi

Un luogo e un non-luogo, una realtà e il suo contrario, ma anche una iperrealtà, uno spazio non identificabile eppure concreto dove si incontrano, compenetrandosi, le prospettive impossibili di incubi generati da un’immaginazione vertiginosa e insaziabile e i quotidiani orrori figli della peste oscura e onnipresente della modernità, le logiche predatorie di un presente che odora di fogna e Medioevo e le fughe impazzite, incoerenti, sature di ogni possibile follia, di chi non riesce a pensare ad altro che a sopravvivere.


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Prolèt libero, Popòl prende tutto

Recensione di “Mea Culpa” di Louis-Ferdinand Céline

 

Louis-Ferdinand Céline, Mea culpa, Guanda
Louis-Ferdinand Céline, Mea culpa, Guanda

1936. Di ritorno da un viaggio a Mosca e Leningrado, di ritorno dalla terra dell’uomo nuovo, dall’utopia finalmente realizzata, dalla sola dittatura non solo desiderata e desiderabile, ma finalmente compiuta, quella del proletariato, Louis-Ferdinand Céline scrive Mea Culpa, poco più di una ventina di pagine che, lungi dal limitarsi a narrare quel che ha visto (e soprattutto compreso) della Russia post-rivoluzionaria, del “paradiso socialista”, offrono un ben preciso orizzonte geografico (nient’altro che un pretesto, in realtà, un’occasione come un’altra per continuare a dedicarsi alla scrittura) al tema cardine di tutta la sua produzione letteraria: la denuncia, tanto più sardonica quanto più autentica, di quell’oscena menzogna, di quell’avvilente spettacolo di vile ignoranza, disgustosa crudeltà e ripugnante opportunismo che ha l’altisonante nome di umanità.


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Una magistra vitae più efficace della storia

Recensione di “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel” di Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia, Atti relativi alla morte di Raymond Roussel, Sellerio
Leonardo Sciascia, Atti relativi alla morte di Raymond Roussel, Sellerio

“Innegabilmente, ci sono molti punti oscuri negli ultimi giorni di vita e nella morte di Raymond Roussel; e se si declinano dal punto di vista del sospetto, la vicenda assume un che di misterioso, da detective story […]. Ma forse questi punti oscuri che vengono fuori dalle carte, dai ricordi, apparivano, nell’immediatezza dei fatti, del tutto probabili e spiegabili. I fatti della vita sempre diventano più complessi ed oscuri, più ambigui ed equivoci, cioè quali veramente sono, quando li si scrive – cioè quando da ‘atti relativi’ diventano, per così dire, ‘atti assoluti’”.


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