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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

Cerca l’autore, il genere o il tema di tuo interesse, sono disponibili centinaia di recensioni.

All’incrocio di due mondi estranei

Recensione di “La famiglia Karnowski” di Israel J. Singer

Israel J. Singer, La famiglia Karnowski, Adelphi
Israel J. Singer, La famiglia Karnowski, Adelphi

“Sii un ebreo in casa tua e un uomo quando ne esci” afferma David Karnowski rivolto al figlio neonato al termine della cerimonia di circoncisione. Resta fedele, con l’intelletto e il cuore, al tuo mondo, al tuo credo, alla verità, e vivi tra gli altri, allo stesso modo degli altri, in tutto ciò che, pur senza essere essenziale, non è privo d’importanza: l’istruzione, la lingua, il lavoro. Adoperati affinché due mondi, destinati a essere estranei l’uno all’altro, trovino in te un punto di contatto, un equilibrio, un’ombra di pace.

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La vertigine insostenibile della vita

Recensione di “Gli indifferenti” di Alberto Moravia

Alberto Moravia. Gli indifferenti, Bompiani
Alberto Moravia. Gli indifferenti, Bompiani

Sullo sfondo di una città anonima e universale, che si indovina per sottrazione nei viali lucidi di pioggia, nel silenzio innaturale dei parchi e nella congestione odiosa del traffico; sul palcoscenico nobile e tetro di appartamenti un tempo magnifici, trascurati dagli anni e ignobilmente sfruttati e traditi da coloro che li abitano; nell’ossequio impeccabile e impersonale (e impeccabile proprio perché impersonale) alle regole della convivenza e della convenienza sociale, all’etichetta, si trascina e si consuma un esistere d’apparenza, una vita d’ombra, la tortura soffocante dell’eterno ritorno del nulla, l’incolore parabola del nascere e del morire.


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Jules Maigret, la gemma più preziosa di Georges Simenon

Recensione di “Pietr il Lettone” di Georges Simenon

Georges Simenon, Pietr il Lettone, Adelphi
Georges Simenon, Pietr il Lettone, Adelphi

Il linguaggio secco, puntuale, dettagliatamente burocratico della procedura, il tecnicismo delle comunicazioni cifrate, gli elementi procedurali di un’indagine squadernati con la massima chiarezza, senza la minima preoccupazione di carattere stilistico, in omaggio a un realismo che non ha né vuole avere alcunché di letterario ma che è d’importanza fondamentale nella costruzione di un’atmosfera, di un ambiente, e nella creazione dei personaggi che in quell’atmosfera e in quell’ambiente vivono, agiscono e muoiono.


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Il Napoleone del crimine

Recensione di “La valle della paura” di Arthur Conan Doyle

Arthur Conan Doyle, La valle della paura, Bur
Arthur Conan Doyle, La valle della paura, Bur

“Nel definire Moriarty un criminale, lei si copre del reato di calunnia agli occhi della legge, e in questo consiste appunto la grandiosità e la meraviglia della cosa. Il più grande imbroglione di tutti i tempi, l’organizzatore di ogni ribalderia, il cervello che controlla il mondo sotterraneo, un cervello che potrebbe foggiare o distruggere il destino di intiere nazioni, questo è l’uomo!


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All’ombra maestosa del peccato

Recensione di “I misteri di Udolpho” di Ann Radcliffe

Ann Radcliffe, I misteri di Udolpho, Bur
Ann Radcliffe, I misteri di Udolpho, Bur

Elementi distintivi del romanzo gotico, l’angoscia, la paura (che spesso degenera in vero e proprio terrore), il mistero (risultato di un abile intreccio tra l’irrompere improvviso di fatti a prima vista inspiegabili e il lento ma inesorabile procedere di diaboliche macchinazioni), i sacrifici e le sofferenze patite dai personaggi, trovano un equilibrio, etico prima ancora che letterario, nel felice scioglimento della vicenda raccontata, nel premio ricevuto dalla virtù e nel parallelo castigo del vizio.


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Una stazione della via della croce

Recensione di “Bagatelle per un massacro” di Louis-Ferdinand Céline

 
Louis-Ferdinand Céline, Bagatelle per un massacro, Guanda

È difficile accostarsi all’opera controversa di un maestro. Arduo scoprire nella genialità espressiva, nell’estetica disperata della forma (che perfettamente coincide con la sostanza), nella verità rivelata con la sincerità piena e irresponsabile del vinto, di chi, messa definitivamente da parte la speranza non ha più ragione di temere nulla e anzi si espone quasi con voluttà al perbenismo ferino del mondo, la corruzione di un odio che, spinto oltre se stesso, deraglia, rompe ogni argine e, come un veleno per il quale non esiste antidoto, sembra intossicare tutto ciò che sfiora.


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In cerca di isole e di emozioni

Recensione di “Il giro del mondo in 80 isole” di Lucrezia Argentero

 
Lucrezia Argentiero, Il giro del mondo in 80 isole, Iter Edizioni
Lucrezia Argentiero, Il giro del mondo in 80 isole, Iter Edizioni

Il richiamo esplicito, nel titolo, al celebre romanzo d’avventura di Jules Verne, introduce immediatamente in quella particolare atmosfera di eccitata tensione e di sognante meraviglia che soltanto il viaggio (poco importa che sia immaginato oppure già organizzato nei minimi dettagli) è capace di creare.

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Una tensione incessante verso l’immobilità

Recensione “Il Gattopardo” di Tomasi Di Lampedusa

 
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Feltrinelli
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Feltrinelli

“L’ira e la beffa sono signorili; l’elegia, la querimonia, no. Anzi voglio darvi una ricetta: se incontrate un ‘signore’ lamentoso e querulo guardate il suo albero genealogico: vi troverete presto un ramo secco. Un ceto difficile da sopprimere perché in fondo si rinnova continuamente e perché quando occorre sa morire bene, cioè sa gettare un seme al momento della fine. Guardate la Francia: si son fatti massacrare con eleganza e adesso son lì come prima, dico come prima perché non sono i latifondi e i diritti feudali a fare il nobile, ma le differenze.


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Lo sconfinato narrare che affratella Pynchon e Wilde

Recensione di “Vizio di forma” di Thomas Pynchon

Thomas Pynchon, Vizio di forma, Einaudi
Thomas Pynchon, Vizio di forma, Einaudi

Imprevedibile alchimista del romanzo, sperimentatore geniale, archeologo letterario, scomodo ritrattista di storie dimenticate dalla storia stessa, Thomas Pynchon si concede la (calcolata) debolezza artistica e personale dello struggimento, di una sincera, nostalgica dichiarazione d’amore, ma, fedele alla propria vocazione alla burla, alla follia lucidissima del sistematico rovesciamento di prospettiva, al fascino del paradosso elegante, del cinismo squisito, della raffinata autoironia, dell’umorismo puntuto e irresistibilmente scorretto, trasforma questo suo delicato omaggio alla stagione perduta della giovinezza e della libertà (quella dei primissimi anni settanta) in un noir meravigliosamente sconclusionato, dove si rincorrono eccessi, dove ogni trama è disegnata nei contorni morbidi, imprecisati e potenzialmente universali del sogno e i personaggi che la vivono e interpretano sfoggiano una contagiosa improbabilità che li rende miracolosamente adatti al puntuale verificarsi dell’assurdo.


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