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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

Cerca l’autore, il genere o il tema di tuo interesse, sono disponibili centinaia di recensioni.

Morire, alla fine della settimana di lavoro

Recensione di “I milanesi ammazzano il sabato” di Giorgio Scerbanenco

 
Giorgio Scerbanenco, I milanesi ammazzano al sabato, Garzanti
Giorgio Scerbanenco, I milanesi ammazzano al sabato, Garzanti

“Con la civiltà di massa oggi viene fuori anche la criminalità di massa. Oggi la polizia non può più ricercare un singolo delinquente, indagare su un singolo caso, oggi si fanno dei rastrellamenti con le reti a strascico dei vari nuclei di polizia, nucleo antidroga, nucleo antitratta delle bianche, negre, gialle, nucleo antirapina, antifalsari, antigiocodazzardo, si pesca in questo lutulento mare del crimine e della sozzeria e vengono fuori repellenti pesci piccoli e grossi, e si fa così pulizia.Leggi tutto »Morire, alla fine della settimana di lavoro

XVII secolo: nel Vietnam del Mandarino Tan

Recensione di “L’ala di bronzo” di Tran-Nhut

 
Tran-Nhut, L'ala di bronzo, Tea
Tran-Nhut, L’ala di bronzo, Tea

Una scrittura leggera e preziosa, attenta ai dettagli e tuttavia incline alla meraviglia, attratta dal fiabesco, dall’impossibile e dalla suggestione del mito. Un’ambientazione originalissima (il Vietnam del XVII secolo), lontana nel tempo e nello spazio ma restituita ai lettori con divertita grazia e partecipata simpatia. E ancora personaggi disegnati con cura, persino con una sorta di affetto, e ritratti in dettaglio tanto nelle sfumature del carattere quanto nelle peculiarità fisiche. E intorno a ognuno di essi, un fitto mistero popolato di oscuri segreti, la memoria collettiva di un crimine che incombe come una minaccia, o peggio come un rimorso che non dà pace, e una quotidianità posticcia dentro la quale rifugiarsi, come animali braccati.


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Frustati dal vento, dall’oceano, dalla verità

Recensione di “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout

Elizabeth Strout, Olive Kitteridge, Fazi Editore
Elizabeth Strout, Olive Kitteridge, Fazi Editore

Crosby, nel Maine, è solo un angolo d’America. Una cittadina qualsiasi frustata dal vento e dall’Oceano Atlantico, un ricettacolo di vite comuni, affanni quotidiani, segreti tormenti e attimi di gioia. Un ripostiglio di ricordi, speranze, paure, sogni e desideri scanditi dal passare dei giorni, dall’alternarsi delle stagioni. Eppure è qui, in questo anonimo intrico di strade e case circondate dai boschi e dal loro eterno rigoglio che si vivono drammi, si conosce il dolore, si brucia di rimpianto e recriminazione, si soffocano in un silenzio carico di rabbia disperata parole che se solo prendessero forma produrrebbero ferite impossibili da rimarginare.


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La morte, inciampo della storia

Recensione di “La leonessa bianca” di Henning Mankell

 
Henning Mankell, La leonessa bianca, Marsilio
Henning Mankell, La leonessa bianca, Marsilio

Accade, a volte, che un omicidio, per quanto brutale, per quanto tragico, sia soltanto un incidente, un inconveniente che rischia di rovinare un piano grandioso studiato nei minimi dettagli, un inciampo, un capriccio, uno scherzo maligno del caso. Accade, a volte, che a vestire i panni semplici e terribili del boia sia la sfortuna, e che uccidere sia solo un affannoso tentativo di rimettere le cose a posto.


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Il debito inestinguibile di chi sopravvisse alla morte

Recensione di “Necropoli” di Boris Pahor

 
Boris Pahor, Necropoli, Fazi Editore
Boris Pahor, Necropoli, Fazi Editore

Il pensiero ridotto a memoria, a ricordo, a trauma e condannato a rincorrere i propri fantasmi nell’eterno ritorno di passato e presente. E la vita e la morte che a tal punto violentano la propria natura da diventare l’una eredità dell’altra, l’una sorella dell’altra.


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La musicale prosa del fallimento

Recensione di “L’informazione” di Martin Amis

 
Martin Amis, L'informazione, Einaudi
Martin Amis, L’informazione, Einaudi

Un raffinato esercizio di scrittura che ha per tema la scrittura stessa, o meglio gli scrittori, il loro lavoro e la (spesso eccessiva) considerazione di sé che lo alimenta. Una tragicomica avventura, un romanzo irresistibilmente divertente e dolcemente crepuscolare, una riflessione disincantata e perfida sul mondo dell’editoria (e più in generale della cultura letteraria) che pagina dopo pagina assume i contorni del compiaciuto disvelamento di un segreto: la letteratura – specie, se non soprattutto, nei suoi migliori esponenti – non ha nulla di nobile, anzi è un desolante compromesso al ribasso. Leggi tutto »La musicale prosa del fallimento

L’assassino e le scarpe da tennis

Recensione di “Unico indizio le scarpe da tennis” di Davide Barzi, Marco “Will” Villa e Sergio Gerasi

 
Davide Barzi, Unico indizio le scarpe da tennis, Renoir Comics
Davide Barzi, Unico indizio le scarpe da tennis, Renoir Comics

Periferia di Milano, una mattina di marzo del 1959. Mancano solo due giorni alla primavera. Riverso nell’erba, il cadavere di uno sconosciuto. Non ha documenti, nessuno conosce il suo nome, ma l’aspetto dimesso non lascia dubbi: era un barbone. Ah già, sì, è quello che ha sempre le scarpe da tennis ai piedi. Tutti lo hanno sempre visto gironzolare in zona, ma nessuno sa davvero chi sia.


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La bugiarda divinità di un uomo

Recensione di “Alessandro o il falso profeta” di Luciano di Samosata

recensione Luciano di Samosata, Alessandro o il falso profeta, Adelphi
Luciano di Samosata, Alessandro o il falso profeta, Adelphi
 

“Di figura era alto, avvenente e davvero splendido come un dio: di carnagione chiara, il mento coperto da una barba non troppo folta, con una chioma in parte naturale, in parte posticcia, ma resa assolutamente simile alla sua capigliatura, tanto che ai più sfuggiva che non erano capelli suoi. Dallo sguardo fascinatore emanava un bagliore divino; aveva una voce molto suadente e allo stesso tempo assai sonora; insomma, fisicamente era del tutto irreprensibile”.

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Né scrittore né filosofo. Ritratto di un artista

Recensione di “Il Rovescio e il diritto” di Albert Camus

 
Albert Camus, Il rovescio e il diritto, Bompiani
Albert Camus, Il rovescio e il diritto, Bompiani

Schierarsi dalla parte della vita. Con voluttà d’amante, con partigiana convinzione, con devoto fervore. Scegliere il corpo, la carne, l’esistere fisico essenziale e primitivo, e prendere da lì le mosse, da quel che siamo nel momento in cui veniamo al mondo per giungere al cuore, e alla mente, e allo spirito. E infine tornare al cuore, al sangue, ai sensi.


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Tra colpa e imperfetta innocenza

Recensione di “38 racconti” di Erskine Caldwell

 
Erskine Caldwell, 38 racconti, Mondadori
Erskine Caldwell, 38 racconti, Mondadori

Non è facile raccontare con leggerezza il sud degli Stati Uniti al principio del Novecento. Sorridere rispettosamente (con quella teatrale condiscendenza che solo l’esatta conoscenza delle cose può regalare) delle dure condizioni di vita di uomini e donne; di quel sapere contadino, impasto di ignoranza ed esperienza vecchio di centinaia d’anni che è insieme eredità e fardello di generazioni perdute, scomparse persino dalla memoria dei vivi; di comunità ignare del trascorrere del tempo, legate a un’etica sociale rude e miope, che premia tenacia, fatica, volontà e forza fisica e si disinteressa di tutto il resto; della ferita aperta del razzismo, divenuta abito tanto per i bianchi oppressori quanto per i neri vittime, e di ogni altra ingiustizia che ne discende; di qualsiasi peccato infanghi quella terra.


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