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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

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Il vile patto d’affari tra mafia e politica

Recensione di “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo, Adelphi
Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo, Adelphi

Elemento cardine di ogni intreccio giallo, la morte, nei romanzi di Leonardo Sciascia, proprio nel momento in cui compare cessa di essere un semplice (ancorché fondamentale) espediente letterario per assumere la ben più significativa valenza di simbolo, di trasparente metafora, di strumento di denuncia. Per il grande scrittore siciliano, infatti, l’omicidio è l’ultimo atto di un dramma che ha origini lontane, il precario epilogo di una storia innominabile e sordida, tragica e grottesca che in qualche modo riguarda un intero Paese, il suo impianto etico, politico e sociale.


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A che serve che un mostro viva? E a che serve ucciderlo?

Recensione di “I ragazzi del massacro” di Giorgio Scerbanenco

recensione - Giorgio Scerbanenco, I ragazzi del massacro, Garzanti
Giorgio Scerbanenco, I ragazzi del massacro, Garzanti

“La signorina Matilde Crescenzaghi fu Michele e Ada Pirelli, nubile, insegnava alla scuola serale Andrea e Maria Fustagni a una classe mista di ragazzi dai 13 ai vent’anni, la maggior parte dei quali erano stati in riformatorio, o avevano il padre alcolizzato o la madre dedita al meretricio, vi erano diversi tubercolosi e alcuni eredoluetici. Meglio sarebbe stato che la classe fosse stata tenuta da un sergente maggiore della legione straniera, e non da lei, fragile, delicata signorina della piccola borghesia dell’alta Italia”. Comincia così, con la presenza terribile e insensata della morte, di una morte violenta dispensata con intollerabile ferocia, I ragazzi del massacro, probabilmente il più cupo e amaro tra i romanzi gialli di Giorgio Scerbanenco.Leggi tutto »A che serve che un mostro viva? E a che serve ucciderlo?

La natura liquida dell’amore

Recensione di “Camere separate” di Pier Vittorio Tondelli

Pier Vittorio Tondelli, Camere separate, Bompiani
Pier Vittorio Tondelli, Camere separate, Bompiani

Nella cronaca impotente, nella memoria nuda di una storia d’amore troncata dall’incomprensibilità della morte, Pier Vittorio Tondelli si racconta con accenti di straziante sincerità. In una prosa che appare timida, ritrosa, e che ha il suono flebile del sussurro, l’autore sceglie la trasparente semplicità della confessione per cercare di dar forma al proprio mondo interiore in tumulto, per provare a mettere ordine in un’esistenza spesa tra meraviglia e passione, e inseguita, bramata e posseduta, anche se mai fino in fondo.


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Lontano come un desiderio. O una speranza

Recensione di “L’ultima favola russa” di Francis Spufford

Francis Spufford, L’ultima favola russa, Bollati Boringhieri

L’utopia comunista, il sogno di una società giusta, dell’uguaglianza, anzi della fratellanza tra gli uomini, finalmente realizzato; il profetico comandamento di Marx “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni” divenuto realtà; le immense potenzialità di un’economia pianificata, perfettamente equilibrata nella produzione come nella distribuzione, trasformate in un sistema autonomo e autosufficiente; la promessa della costruzione di un mondo davvero diverso, di una nuova età dell’oro, della felicità e dell’abbondanza per tutti, mantenuta, realizzata.

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Una comprensione che cerca la perfezione

Recensione di “Herzog” di Saul Bellow

Saul Bellow, Herzog, Mondadori
Saul Bellow, Herzog, Mondadori

Paradigma del fallimento (o se si vuole della vita stessa, e della radicale impossibilità di ricavarne soddisfazione, appagamento), Moses Elkanah Herzog, protagonista del romanzo di Saul Bellow Herzog, pubblicato nel 1964 e vincitore, l’anno seguente, del prestigioso National Book Award, è un patetico re nudo, un eroe dei tempi moderni che di eroico non ha nulla e trascorre il proprio tempo consumandosi in rimpianti e in rivendicazioni tanto accese quanto sterili.


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Oggetto della letteratura è la conoscenza dell’essere umano

Recensione de “La testa perduta di Damasceno Monteiro” di Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno, Monteiro, Feltrinelli
Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno, Monteiro, Feltrinelli

È possibile che la verità sia anche una questione di stile, che la forma abbia un legame essenziale con la sostanza, che la filosofia, oltre a quello della chiarezza, abbia il dovere, squisitamente letterario, della fascinazione, e che allo stesso modo ogni altra forma scrittura, dalla cronaca giornalistica al dettato di una sentenza, debba possedere la qualità indispensabile della leggibilità; in una parola, che tocchi alla bellezza il compito improbo di provare a spazzare via le tenebre della menzogna, dell’ignoranza e della violenza.


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Nel labirinto torbido e oscuro di una Londra indimenticabile

Recensione di “Il nostro comune amico” di Charles Dickens

 
Charles Dickens, Il nostro comune amico, Einaudi
Charles Dickens, Il nostro comune amico, Einaudi

Sono pagine di una concretezza impressionante, quasi fisica, quelle che aprono Il nostro comune amico di Charles Dickens, ultimo romanzo compiuto dello scrittore inglese, pubblicato da Chapman e Hall in 19 fascicoli mensili dal maggio del 1864 al novembre dell’anno successivo; pagine di impareggiabile qualità letteraria e nel medesimo tempo cariche di una realtà che non sembra avere nulla di artistico (e forse proprio per questa ragione è arte allo stato puro) né richiamarsi ad alcuna creativa artificiosità; una realtà ben più incisiva di qualsivoglia realismo, che porta il lettore a respirare i miasmi della Londra ottocentesca, a farsi lambire dalle fangose acque del Tamigi, a muoversi circospetto lungo e strade e vicoli di una città ostile, torbida e sudicia, e a toccar con mano la raggelante, inevitabile verità della morte.


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Credere comunque nell’uomo, fidando in Dio

Recensione di “Il Dottor Zivago” di Boris Pasternak

recensione Boris Pasternak, Il Dottor Zivago, Feltrinelli
Boris Pasternak, Il Dottor Zivago, Feltrinelli

Due dimensioni, e altrettanti linguaggi, in apparenza in contrasto tra loro, si sovrappongono ne Il dottor Zivago, unico romanzo di Boris Pasternak, ferocemente avversato in patria ma che valse al suo autore, nel 1958, il premio Nobel per la letteratura;

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Dove niente è quel che sembra, ma neppure il suo opposto

Recensione di “Le perizie” di William Gaddis

William Gaddis, Le perizie, Mondadori
William Gaddis, Le perizie, Mondadori

Centro di gravità di uno spiazzante romanzo-fiume, la verità – quella materiale con la quale ognuno di noi si confronta quotidianamente e i cui opposti sono menzogna e falsificazione, e il suo concetto, la sua idea, la sua filosofica rappresentazione – ha il fascino illusorio di un fuoco d’artificio, la fragile consistenza di un gioco da bambini e l’incosciente spensieratezza di una burla, di uno scherzo geniale architettato senza pensare alle conseguenze.Leggi tutto »Dove niente è quel che sembra, ma neppure il suo opposto

Come scoiattoli chiusi in una gabbia

Recensione di “La patente” di Luigi Pirandello

recensione Luigi Pirandello, La patente e altri unici, Alphaville
Luigi Pirandello, La patente e altri unici, Alphaville

Nel grottesco, tragicomico orizzonte del teatro di Luigi Pirandello l’uomo è nello stesso tempo protagonista e naufrago, unico polo d’attrazione delle storie raccontate e vittima designata di quelle stesse vicende, che paiono costruite apposta per ritorcersi contro di lui, quasi fossero pronte a consumare una vendetta preparata da tempo.

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