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Recensioni

Recensioni di libri a cura de “Il Consigliere Letterario”, Paolo Vitaliano Pizzato.

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Canton, approdo dei sogni e dimora d’incubi

Recensione de “Il fiume dell’oppio” di Amitav Ghosh

recensione - Amitav Ghosh, Il fiume dell'oppio
Amitav Ghosh, Il fiume dell’oppio, Neri Pozza

Si dipana lungo il filo rosso della tempesta, e del suo incontrollabile furore, il bellissimo romanzo di Amitav Ghosh Il fiume dell’oppio, secondo capitolo della Trilogia della Ibis. Chiuso con un fortunale il primo libro, Mare di papaveri (di cui ho già scritto nel blog), lo scrittore indiano per prima cosa si preoccupa di assicurare continuità logica e cronologica alla trama (offrendo in tal modo un sicuro appiglio ai lettori, che non rischiano di perdersi tra le decine di personaggi e l’estrema ricchezza della rievocazione storica), poi si concentra su un racconto che, per struttura e stile, è l’esatto opposto di quello narrato nell’opera d’esordio.

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Dalla vastità dell’orizzonte alla meraviglia del dettaglio

Recensione di “In viaggio con le amiche” di Isa Grassano

Isa Grassano, In viaggio con le amiche, Newton Compton
Isa Grassano, In viaggio con le amiche, Newton Compton

Per sua natura, il viaggio è un materiale narrativo sfuggente. La sua dimensione, pubblica quanto a mete prescelte, è per molti altri aspetti squisitamente intima e coinvolge sentimenti, emozioni, stati d’animo. Raccontarlo per intero, dunque, valorizzandone come merita la complessità, significa dar corpo a una scrittura multiforme, adattabile, capace di aprirsi alla vastità dell’orizzonte e un attimo dopo di soffermarsi sulla meraviglia di un singolo dettaglio.


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Milano, metropoli in decomposizione

Recensione di “Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco

recensione - Giorgio Scerbanenco, Traditori di tutti, Garzanti
Giorgio Scerbanenco, Traditori di tutti, Garzanti

Chiave d’accesso a una vicenda tanto intricata quanto sordida, il duplice omicidio con cui si apre Traditori di tutti di Giorgio Scerbanenco (pubblicato nel 1966 e insignito, due anni più tardi, del prestigioso Grand Prix de Littérature policière) è la rappresentazione – la più terribile e insieme la più vera – del disfacimento morale di una società.


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Il drive-in alla fine del mondo

Joe R. Lansdale, Drive-in. La trilogia, Einaudi
Joe R. Lansdale, Drive-in La trilogia, Einaudi

L’Orbit è un drive-in, il più grande del Texas, probabilmente il più grande mai esistito. Ed è un’attrazione irresistibile, specie il venerdì sera, quando sui suoi sei maxischermi si proiettano senza sosta i film della Grande Nottata Horror. Un appuntamento che attrae folle oceaniche, file interminabili di auto, legioni di appassionati di ogni età pronti a godersi ore e ore di libertà assoluta tra pellicole che rigurgitano violenze di ogni sorta.

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Con gli occhi di una donna. E il cuore di una madre

Recensione di “A un cerbiatto somiglia il mio amore” di David Grossman

David Grossman, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Mondadori
David Grossman, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Mondadori

Si riflettono nelle ansie di una madre i travagli di un popolo, i traumi di una nazione, le ferite aperte di una comunità attraversata da guerre continue, conflitti feroci, isolati e disperati gesti di vendetta. Riverberano nell’anima fertile di una donna, nella sua ostinata volontà di vita, il fragore delle esplosioni, il rantolo dei moribondi, le urla agghiaccianti dei torturati e l’inumana determinazione degli aguzzini.


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Lo specchio fantastico della realtà

Recensione de “L’invenzione di Morel” di Adolfo Bioy Casares

Adolfo Bioy Casares, L’invenzione di Morel, Bompiani

Un’isola deserta che conserva remote tracce del passaggio dell’uomo (un museo, una cappella e una piscina), un fuggiasco in cerca di speranza, o forse solo di sopravvivenza, e l’inspiegabile comparsa di un gruppo di persone, estranei chiusi in una routine di soffocante perfezione che inizialmente suscitano il terrore del naufrago, poi una sempre più accesa curiosità e infine il desiderio irresistibile di venir scoperto, visto, di far parte di quelle vite allo stesso tempo così vicine e così irraggiungibili.


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Antropologia forense, scienza letteraria

Recensione di “Corpi freddi” di Kathy Reichs

Kathy Reichs, Corpi freddi, Bur
Kathy Reichs, Corpi freddi, Bur

Non è né banale né ovvio sottolineare il fatto che Kathy Reichs, prima di essere una scrittrice, è un’antropologa forense, perché la sostanza letteraria dei suoi thriller (intreccio, stile, svolgimento della vicenda, qualità della prosa, ambientazione, costruzione dei personaggi) resta in qualche modo in secondo piano se paragonata all’importanza che riveste, nel progressivo dipanarsi della trama, il contributo medico-scientifico.


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La cultura tradita e la parodia di un crimine

Recensione di “Il Consiglio d’Egitto” di Leonardo Sciascia

 

recensione - Leonardo Sciascia, Il Consiglio d'Egitto, Adelphi
Leonardo Sciascia, Il Consiglio d’Egitto, Adelphi

Dicembre 1782. Il vascello su cui viaggia Abdallah Mohamed ben Olman, ambasciatore del Marocco alla corte di Napoli di ritorno al proprio Paese natale, naufraga a causa di una tempesta poco lontano dalle coste siciliane; il diplomatico, incolume, si ritrova a Palermo. Un’occasione da non perdere per le gerarchie ecclesiastiche locali, in possesso da oltre un secolo di un codice arabo che nessuno è in grado di leggere. Può trattarsi di un autentico tesoro, o di un documento di scarsa importanza, ora finalmente è possibile saperlo senza ombra di dubbio.

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Un puzzle faticoso e senza fine

Recensione di “La trilogia di Adamsberg” di Fred Vargas

Fred Vargas, La trilogia Adamsberg, Einaudi
Fred Vargas, La trilogia Adamsberg, Einaudi

Pochi sarebbero disposti a credere che Jean-Baptiste Adamsberg sia un poliziotto, anzi, addirittura un commissario. Pochissimi, quasi nessuno a dire il vero, specie tra i suoi colleghi. Difficile dar loro torto, perché quest’uomo indecifrabile, distratto, pedante nel parlare, affascinato da tutto ciò che è curioso, insolito, capace, quasi si trattasse di una sorta di mago, o più probabilmente di un astuto fenomeno da baraccone, di indovinare la crudeltà che suppura dalle persone (da quel che dicono, dai loro gesti, persino dalle loro espressioni), refrattario a qualsiasi genere di metodo razionale di indagine, trascurato fin quasi alla trasandatezza nel vestire e incapace di giustificare le sue intuizioni, è quanto di più lontano esista da un investigatore.


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