Recensione di “Non si uccidono così anche i cavalli?” di Horace McCoy
Un imputato, un giudice e una sentenza sul punto di essere pronunciata. E una condanna prossima a essere eseguita. Una condanna per omicidio. Una condanna per un assassinio a sangue freddo che tuttavia potrebbe non essere stato altro che un atto di pietà, una disperata richiesta di aiuto finalmente compresa, raccolta e accolta, soddisfatta.
Recensione de “I ragazzi venuti dal Brasile” di Ira Levin
Da una parte la storia vera e propria, il passato, quel che è accaduto e per questo ci appartiene; dall’altra la storia possibile (o probabile), in una parola tutto ciò che sarebbe potuto succedere se soltanto determinate circostanze si fossero svolte in modo differente da come si sono effettivamente verificate.Leggi tutto »La storia replicata
Scintillante, ricca, snob, il bel volto attraversato, come quello del concierge di un grande albergo, da un freddo e garbato sorriso di condiscendenza, Monte Carlo è allo stesso tempo una delle ambientazioni più ardue e più affascinanti per un romanzo. La particolarissima realtà che rappresenta e riflette, quel suo essere così simile a un desiderio e nonostante ciò così a portata di mano, teatro di una mondanità il cui accesso è privilegio di pochi ma che pure, prodiga, si racconta a tutti, e a tutti sembra irresistibilmente ammiccare, è talmente scenografica nella sua verità da disarmare, da far pensare che non sia possibile aggiungere finzione a quel semplice, incontestabile dato di fatto truccato alla perfezione.Leggi tutto »Uno e nessuno
Mosca, parco Gorky, una notte come tante. In una radura, poco lontano da una pista di pattinaggio, una guardia si imbatte per puro caso in tre cadaveri seminascosti dalla neve. Le vittime, due uomini e una donna, sono state uccise, non c’è dubbio su questo, ma quel che gli inquirenti giunti sul posto – membri del KGB e uomini della polizia metropolitana, tra cui l’investigatore capo Arkady Renko – si trovano di fronte è uno spettacolo ben più tragico e inquietante di un semplice delitto.
La ferocia può avere il volto del gelido vento d’inverno, somigliare a una maligna corrente d’aria che soffia senza sosta e bracca uomini e cose penetrando dappertutto, trasformando ogni goccia di pioggia in un velenoso stiletto di ghiaccio, cristallizzandosi come un maligno incantesimo nei rivoli d’acqua sporca disseminati a ridosso dei marciapiede.
Recensione di “Uno strano luogo per morire” di Derek B. Miller
Per Sheldon Horowitz, ex marine ottantaduenne, eroe di guerra in Corea, vedovo e padre di un ragazzo morto durante il tragico conflitto in Vietnam, il presente non è che un continuo rimpianto del tempo trascorso.Leggi tutto »Non c’è paese, per chi è vecchio
Recensione di “Un cadavere a Deptford” di Anthony Burgess
“C’era un filosofo che narrava di un gatto che miagolava perché lo lasciassero uscire e che poi miagolava di nuovo perché lo facessero rientrare. Ma, nell’interim tra un miagolio e l’altro, quel gatto esiste? In noi tutti alberga l’atteggiamento solipsistico, che non è che un simulacro della potenza dell’Onnipotente, il quale mantiene Tutto in essere, vale a dire che quanto si trova sotto i nostri occhi esiste, ma che è sufficiente che distogliamo lo sguardo, o che qualcuno ce lo distolga, perché venga disintegrato completamente, seppure temporaneamente”. È nei panni di un anonimo attore di teatro che lo scrittore britannico Anthony Burgess, in uno dei suoi ultimi lavori, intitolato Un cadavere a Deptford, ci racconta la vita avventurosa, scandalosa e geniale del drammaturgo e poeta Christopher Marlowe, dopo William Shakesperare la voce più luminosa e suggestiva del teatro elisabettiano.
Recensione de “Il Signore degli Orfani” di Adam Johnson
Prima il tono trionfalistico e spudorato della propaganda, poi le descrizioni feroci della realtà: la miseria assoluta e implacabile, la chirurgica violenza dello Stato, il meccanismo perfetto delle prigioni, che in ogni angolo del Paese ingoiano cittadini, ne consumano ogni energia costringendoli a massacranti turni di lavoro nelle miniere o nei campi e infine, privati perfino del sangue (risorsa preziosa, recuperata da zelanti squadre di addetti), li riconsegnano alla terra.Leggi tutto »Nella più gloriosa e prospera nazione del mondo
Un interrogativo radicale. Una domanda spietata, inevitabile, che ti costringe a fare i conti con le tue certezze, a ripensare i tuoi imperativi morali, a ridiscutere l’idea stessa di ciò che ritieni sia buono, e soprattutto di ciò che credi sia giusto. Perché i bambini soffrono? Perché muoiono? Cosa fare per proteggerli quando le leggi e le regole del vivere sociale non riescono a farlo? Fino a che punto spingersi? Quando e dove fermarsi?
Recensione di “Il discepolo” di Michael Hjorth e Hans Rosenfeldt
Un thriller di pregevole fattura, costruito non tanto sull’intreccio (comunque complesso, ricco di colpi di scena, di tensione, e capace di coinvolgere dalla prima all’ultima pagina) quanto sul disegno, psicologico e caratteriale, dei personaggi, dei protagonisti come delle figure di contorno.Leggi tutto »Lo psicologo, il padre e l’assassino
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