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Thriller

Recensioni di libri di genere thriller a cura de “Il Consigliere Letterario”.

Chi è orfano di felicità può uccidere

Recensione di “Oscuri segreti” di Michael Hjort e Hans Rosenfeldt

 

H. Rosenfeldt, M. Hjorth, Oscuri segreti, Einaudi
H. Rosenfeldt, M. Hjorth, Oscuri segreti, Einaudi

Sebastian Bergman è uno psicologo. Un professionista brillante, di non comune intelligenza, acuto nell’osservare (le cose come le persone), lucido nel ragionare e impeccabile nel trarre deduzioni. Il suo campo d’azione è la psicologia criminale, anche se da tempo Bergman non esercita più.Leggi tutto »Chi è orfano di felicità può uccidere

L’impotente verità della confessione

Recensione di “Cattive intenzioni” di Karin Fossum

Karin Fossum, Cattive Intenzioni, Sperling & Kupfer
Karin Fossum, Cattive intenzioni, Sperling & Kupfer

Una pozza d’acqua che ricorda uno stagno, soffocata da pareti ripide, quasi a strampiombo; poco lontano, una casetta di villeggiatura in legno. È qui che tre ragazzi, tre amici di lunga data, il carismatco e vincente Axel Frimann, Philip Reilly, ombroso, inquieto e tossicodipendente e il depresso e ansioso Jon Moreno, prossimo a un crollo psicotico e in cura presso un centro specialistico, si ritrovano per un fine settimana. Ed è qui, alla mezzanotte del tredici settembre, che accade la tragedia, allo stesso tempo principio e fine di Cattive intenzioni, intensissimo thriller psicologico di Karin Fossum.


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Dove perfino i carnefici finiscono per essere vittime

Recensione di “La morte non dimentica” di Dennis Lehane

Dennis Lehane, La morte non dimentica, Piemme

Un romanzo giallo che ha lo spessore di una tragedia greca; il destino di un uomo che, simile a quello d’Edipo, porta in sé un’inevitabile sciagura; una colpa terribile (la reiterata violenza sessuale su un ragazzino) che distrugge una vita e, come la peggiore delle maledizioni, ne sconvolge irrimediabilmente altre fino a farsi eredità d’incubo.

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Antropologia forense, scienza letteraria

Recensione di “Corpi freddi” di Kathy Reichs

Kathy Reichs, Corpi freddi, Bur
Kathy Reichs, Corpi freddi, Bur

Non è né banale né ovvio sottolineare il fatto che Kathy Reichs, prima di essere una scrittrice, è un’antropologa forense, perché la sostanza letteraria dei suoi thriller (intreccio, stile, svolgimento della vicenda, qualità della prosa, ambientazione, costruzione dei personaggi) resta in qualche modo in secondo piano se paragonata all’importanza che riveste, nel progressivo dipanarsi della trama, il contributo medico-scientifico.


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Un puzzle faticoso e senza fine

Recensione di “La trilogia di Adamsberg” di Fred Vargas

Fred Vargas, La trilogia Adamsberg, Einaudi
Fred Vargas, La trilogia Adamsberg, Einaudi

Pochi sarebbero disposti a credere che Jean-Baptiste Adamsberg sia un poliziotto, anzi, addirittura un commissario. Pochissimi, quasi nessuno a dire il vero, specie tra i suoi colleghi. Difficile dar loro torto, perché quest’uomo indecifrabile, distratto, pedante nel parlare, affascinato da tutto ciò che è curioso, insolito, capace, quasi si trattasse di una sorta di mago, o più probabilmente di un astuto fenomeno da baraccone, di indovinare la crudeltà che suppura dalle persone (da quel che dicono, dai loro gesti, persino dalle loro espressioni), refrattario a qualsiasi genere di metodo razionale di indagine, trascurato fin quasi alla trasandatezza nel vestire e incapace di giustificare le sue intuizioni, è quanto di più lontano esista da un investigatore.


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La giustizia degli uomini non è mai innocente

Recensione di “giustizia” di Friedrich Dürrenmatt

Friedrch Durrenmatt, Giustizia, Adelphi
Friedrch Dürrenmatt, Giustizia, Adelphi

Un giallo filosofico, un thriller psicologico, una partita a scacchi, un perverso gioco di specchi, una riflessione grottesca e amara sulla giustizia, sul suo senso e sulla sua applicazione. A partire dal titolo – Giustizia, che al lettore suona come una pretesa insistita, ostinata, non tanto che si faccia giustizia, ma che si dia giustizia, che possa esserci, cioè, un argine al disordine, alla morte, all’abisso etico dell’uomo – questo splendido (e labirintico) romanzo di Friedrich Dürrenmatt, non la più famosa delle sue opere ma di certo una delle più felici, è un sfida: al raziocinio, alla morale, all’organizzazione sociale di cui ciascuno di noi fa parte e nella quale, pur tra luci e ombre, si riconosce, e alle sue regole.


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Oltre l’impossibile, la realtà svelata dal dolore

Recensione de “L’isola della paura” di Dennis Lehane

Dennis Lehane, L’isola della paura, Piemme

Un thriller tesissimo, labirintico. Un’ambientazione non certo nuova ma comunque di indubbia efficacia (un’isola che ospita un manicomio psichiatrico resa inaccessibile da un uragano) e un finale tanto sorprendente quanto – a pensarci bene – inevitabile. Perché gli indizi, a volerli osservare, sono tutti lì, di fronte al lettore; non resta che coglierli, metterli nel giusto ordine e trarre le conclusioni.

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Due vite, una scommessa

Recensione di “Qualcun altro” di Tonino Benacquista

 

recensione - Tonino Benacquista, Qualcun altro, Einaudi
Tonino Benacquista, Qualcun altro, Einaudi

Un dono che chiunque scriva per professione desidererebbe avere è senza alcun dubbio la capacità di trattare temi complessi con semplicità (che è cosa ben diversa dal semplicismo, infallibile cartina di tornasole della mediocrità, non solo letteraria), quando occorre perfino con leggerezza, mescolando a riflessioni profonde e a volte scomode arguzie brillanti e trovate originali che sappiano incuriosire, sorprendere e divertire il lettore senza mai smettere stimolarlo, chiamarlo al confronto, all’esercizio del proprio giudizio critico.


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A precipizio verso la fine

Recensione di “Non è un paese per vecchi” di Cormac McCarthy

 

Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi, Einaudi
Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi, Einaudi

 

Cormac McCarthy è uno degli autori più importanti dell’intera storia della letteratura. Come la terra di cui racconta – quella selvaggia, primitiva, arida e ostinata che si stende fra Texas e Messico in vallate che paiono infinite e allo sguardo offre l’abbacinante nudità del deserto e l’ergersi orgoglioso e solitario di contrafforti e picchi rocciosi – la sua scrittura vive nella circolarità perfetta e infinita del tempo che scandisce l’alternarsi delle stagioni. È il battito del cuore della natura, la sua armonia, la sua bellezza; è il miracolo dell’indicibile che si muta in parola.

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Una farsa lunga una settimana

Recensione di “L’uomo che fu giovedì” di Gilbert K. Chesterton

G.K. Chesterton, L'uomo che fu giovedì, Bompiani
G.K. Chesterton, L’uomo che fu giovedì, Bompiani

Non è la semplice originalità il tratto caratterizzante la scrittura di Chesterton. Né bastano a spiegare la malia unica esercitata dalle sue opere il gusto per l’iperbole, l’ironia raffinata e spiazzante, l’amore incondizionato per tutto ciò che è grottesco, per quegli aspetti del reale che confinano con l’assurdo. Chesterton adora sovvertire ogni ordine costituito, a partire dai rigidi schemi che definiscono i generi letterari. Così, abilissimo a sparigliare le carte, a confondere il lettore con continui, improvvisi cambi di direzione, questo meraviglioso autore spoglia romanzi e saggi della loro immediata (e prevedibile) riconoscibilità per restituirli al pubblico in una veste nuovissima e infinitamente più ricca.


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