Ritrovare. Nell’eternità
Recensione di “Il tempo ritrovato – Alla ricerca del tempo perduto VII” di Marcel Proust
Nell’esatta circolarità della Recherche, Marcel Proust ritrova, giunto all’ultimo volume
Nell’esatta circolarità della Recherche, Marcel Proust ritrova, giunto all’ultimo volume
Se l’arte è vita, se fra loro c’è piena coincidenza, se letteratura e musica, disegno, scultura, studio persino (inteso come tensione verso ciò che non si conosce e si cerca di comprendere, dunque di possedere) sono vita, la vita e non una semplice parte di essa quale spazio abita l’atto creativo? Come lo si distingue da tutto il resto? Che significato hanno le cose che da quello slancio prendono vita? Qual è l’esperienza vera, autentica che permette di separare ciò che si incontra grazie alla mediazione del gesto artistico da quel che si prova davvero?
Leggi tutto »“Non c’è felicità nell’amore tranne che alla fine di un romanzo inglese”
Cosa potrebbe succedere se si decidesse di forzare qualcosa che, pur essendo inevitabile, giunge senza preavviso? Quali conseguenze può scatenare una sfida lanciata al destino, al caso, alla vita? Quale misterioso peccato si commette nel momento in cui si decide che la bellezza, che prima o poi dovrà comunque attraversare la strada della nostra esistenza, può essere addomesticata, resa mansueta, e condotta obbediente fino alla porta di casa? È forse tracotanza fabbricare le corde che cattureranno lo spirito errabondo della felicità?Leggi tutto »La composta perfezione di un arazzo
Gli insegnanti di musica, e poi il maestro Horowitz, incomparabilmente superiore a tutti loro, che ribalta ogni prospettiva, getta una luce completamente nuova sulla musica e riduce quel che c’è stato prima di lui al semplice e marginale ruolo di strumento di comprensione, di strada da percorrere per raggiungere una meta. Horowitz, la meta, e i professori che lo hanno preceduto null’altro che gradini da salire per arrivarci: “Eppure quegli atroci maestri ci erano stati utilissimi per capire Horowitz a fondo”.
Sospeso tra possibilità e impossibilità, congelato nel passaggio tra potenza e atto, espressione di tutto ciò che può essere espresso e nello stesso tempo muto abisso d’inesprimibilità, L’uomo senza qualità di Robert Musil, una delle opere più significative del Novecento letterario, ha nella contraddizione, nel rifiuto esasperato e testardo dell’univocità, tanto il proprio atto fondativo quanto la propria finalità.
“La scienza manipola le cose e rinuncia ad abitarle […]. Essa è, ed è sempre stata, quel pensiero mirabilmente attivo, ingegnoso, disinvolto, quel partito preso di trattare ogni essere come «oggetto in generale», cioè come se non fosse niente per noi e tuttavia si trovasse predestinato ai nostri artifici. Ma la scienza classica conserva il senso di opacità del mondo, ed era il mondo che intendeva raggiungere con le sue costruzioni”.
Leggi tutto »Il problema, insolubile e irrinunciabile, dell’infinito