Il fine, i mezzi
Recensione di “Le bostoniane” di Henry James
La fedeltà a un’idea, le battaglie sostenute per difenderla, per trasformare le sue
La fedeltà a un’idea, le battaglie sostenute per difenderla, per trasformare le sue
“Non c’era mai stato niente di paragonabile [in letteratura] al giorno delle nozze della coppia Coupeau, al loro fantastico pellegrinaggio in processione per le strade di Parigi sotto la pioggia, alla loro visita inzaccherata alle sale del Louvre, dove si perdono come nel labirinto di Creta, e al loro arrivo infine, affamati ed esasperati, alla guinguette dove cenano a un tanto a testa, pagando ognuno per sé, e dove noi ci sediamo accanto a loro, in mezzo all’unto e al sudore, e finiamo per abbandonarci, un po’ commossi e un po’ disgustati, alle loro spiritosaggini, alle loro miserabili, grottesche cattiverie. Ho parlato molto del meccanicismo di [Émile] Zola; ma qui c’è davvero, quasi insopportabile, il senso della vita”.
Riunite in una vecchia casa alla vigilia di Natale, alcune persone ascoltano rapite una storia di puro raccapriccio. In una classica atmosfera da novella gotica, pervasa da una paura sottile e strisciante e resa elettrica da un senso di inquietudine cresciuto di pari passo allo svolgersi del racconto, ecco giungere, improvvisa, un’osservazione sconvolgente: la vicenda appena narrata aveva per protagonista un bambino, testimone di un’apparizione soprannaturale.Leggi tutto »Henry James: oltre i confini dell’esprimibile