Oltre la montagna
Recensione di “Il rosso vivo del rabarbaro” di Audur Ava Ólafsdóttir
Dimora può essere un affastellarsi di piccole cose, cose che può apparire inutile (o se si
Dimora può essere un affastellarsi di piccole cose, cose che può apparire inutile (o se si
Un uomo, ucciso nella sua casa a Reykjavik, e un biglietto scritto a mano trovato addosso al cadavere. Un biglietto dal significato misterioso. Chi è la vittima? E che cosa significa il messaggio? Cosa ha voluto dire l’assassino lasciandolo in bella vista? E a chi ha voluto dirlo? Ai poliziotti? A qualche amico del morto?
Una prosa commossa e amara, stretta ai ricordi e bagnata di rimpianto, disillusione e dolore; un presente che nasconde dentro di sé il passato come fosse una colpa e che d’improvviso si libera del rimorso mostrando ferite e cicatrici, esponendo all’incerto giudizio del mondo la propria vergogna: una grigia eredità di sopraffazione e morte. Una confessione, recitata come una preghiera, o balbettata come una richiesta di perdono, che si intreccia a un’indagine, a un caso, al sorprendente ritrovamento di un cadavere sul fondo di un lago islandese che, per imprecisate ragioni, si sta prosciugando.
Erlendur Sveinsson è un solitario. Un detective della polizia di Reykjavik taciturno, ostinato, efficiente. E ombroso, tetro e inquieto come la bellezza selvaggia, primitiva e incomprensibile della sua terra. Come ognuno di noi, Sveinsson ha i suoi segreti, che custodisce dentro di sé con gelosia d’amante, convinto che l’unica possibile modalità d’espressione del dolore sia il silenzio.Leggi tutto »Nel cupo, selvaggio splendore d’Islanda