Occam e i gangster
Recensione di “La chiave di vetro” di Dashiell Hammett
La scrittura scarna, essenziale, che riduce la narrazione a una cronaca di fatti, che si concentra unicamente su quel che viene compiuto, su ciò che si decide e sulle conseguenze cui dà luogo e lascia tutto il resto sullo sfondo, come cosa priva d’importanza; la sincerità rude di una prosa che non si lascia distrarre, immune alle lusinghe della bellezza, dell’armonia, della musicalità, indifferente al colore, alla ricchezza di dettagli, alla ricercatezza, sospettosa persino nei riguardi dell’approfondimento psicologico, in una parola, diffidente.