Avere un segreto è essere un segreto
Recensione di “Cosa mi dice il mare” di Lorenza Stroppa
Avere un segreto significa essere un segreto. La parola negata, il silenzio imposto, gli
Avere un segreto significa essere un segreto. La parola negata, il silenzio imposto, gli
C’è un momento in cui la diversità, che tutti contraddistingue, si fa estraneità? C’è un momento in cui questa semplice caratteristica, questo dato di fatto, diviene la perversione di se stessa, si tramuta in malattia, in qualcosa di odioso, detestabile, in conflitto? Esiste questo momento? È distinguibile da tutto ciò che da esso si origina? Come lo si scopre? Come lo si isola? In che modo lo si studia, lo si analizza, lo si decifra?
Leggi tutto »Una crudele insensatezza
La forza del sangue contrapposta alla capacità di persuasione dell’esempio, il silenzio complice della carne opposto all’ineludibile concretezza della presenza, alla piena verità dell’esserci. In questa dicotomia, in questo oscuro gravitare di antipodi attorno all’orbita della vita si consuma la quieta violenza (o forse la pura misericordia) dei “figli dell’anima”, bambini nati due volte, “dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra”.Leggi tutto »Un unico intervallo
“Bisogna ‘celebrare la vita’: ricchi premi e cotillon! Tutte quelle chiacchiere del tipo: ha lottato fino all’ultimo, ma io so quanto gli è costato… Insomma, raccontare il percorso di un’esistenza e metterlo in prospettiva. Bada bene, non dico che non sia commovente. In questi ultimi giorni ho notato un effetto quasi sinfonico. E orrore in quantità industriali, naturalmente.Leggi tutto »Orbite eccentriche in una genealogia di mostri
A un tempo mezzo e fine, la scrittura esplora e conosce se stessa nel suo farsi, saggia potenzialità espressive e limiti intrinseci (tematici e formali) nel momento esatto in cui comincia a costruire l’edificio narrativo all’interno del quale vivrà, si mette alla prova nell’obbedienza o nella trasgressione alle regole di genere, muta (o prova a farlo) nell’originalità delle scelte e nell’acquisizione di nuovi punti di vista, rinasce nella voglia e nel coraggio di sperimentare, nel desiderio di dar forma a un racconto mai prima raccontato. Al tempo stesso mezzo e fine, la scrittura è dunque un eterno ritorno a sé, un continuo vestirsi e rivestirsi d’accenti e sfumature, un improvviso scintillare di luce che abbraccia l’orizzonte e una liquida pozza d’ombra gonfia d’ogni paura e satura di tutte le speranze.Leggi tutto »La cognizione del tempo, dell’uomo e del dolore
Passaggi di tempo che il dolore, il rimorso e il rimpianto fanno sembrare eterni. Stagioni rapprese, congelate nell’identico, infinito ripresentarsi di un unico giorno. Piccole, incessanti onde di marea di dubbi, segreti, desideri e angosce, di frustrazioni e ansie, di sogni a occhi aperti di anime febbricitanti e corpi insonni che si rovesciano sulla terra arida e incolore di un tempo percepito come condanna, affronto, offesa, di un esistere indecifrabile e labirintico che non concede tregue e non conosce pietà.
Di fronte agli inappellabili decreti del fato, la libertà dell’uomo non è che un fardello, il disperato piangere del neonato che con tutte le sue forze chiede di essere nutrito, rivendica il suo diritto a esistere, ma che può vivere solo per volontà altrui. L’oscurità e l’ignoto, materia dei suoi giorni, condannano all’impotenza, alla sterilità la sua volontà, le sue deliberazioni, ogni suo sforzo.