La nostra muta lingua madre
Recensione di “Money” di Martin Amis
Come la pubblicità, seducente perché ingannevole, come la pornografia, che parla la più universale delle lingue, come il cinema, quello “facile”, di cassetta, fatto apposta per accontentare tutti, come l’ignoranza, quella che ci si porta addosso con fierezza quasi fosse un vestito nuovo, che non si perde occasione per esibire, che ringhia costante nel tono di voce ed esplode, monotona, nella più classica delle provocazioni: “Io sono arrivato fin qui, ho guadagnato così tanto senza mai aver letto un libro. E tu, invece? Tu cosa hai fatto?”.