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“La presente per comunicarle…”

Recensione di “Un regalo del Führer” di Charles Lewinsky

Charles Lewinsky, Un regalo del Führer, Einaudi

La presente per comunicarle che lei è stato inserito nei ranghi del trasporto. La neutralità apparente del linguaggio burocratico, la sua impersonale lontananza e la calcolata freddezza che vanno in frantumi dinanzi alla tragedia e loro malgrado svelano (addirittura denunciandolo, seppur non consapevolmente, bensì per una sorta di riflesso involontario) l’orrore dello sterminio pianificato in tutti i suoi dettagli, la perfezione assassina del lucido delirio antisemita nazista.

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Riflesso di un’incombente oscurità

Recensione di “La famiglia Moskat” di Isaac B. Singer

Isaac B. Singer, La famiglia Moskat, Tea

Città prigione dove una dinastia nasce e si consuma, orizzonte angusto e chiuso al cui interno ricchezze crescono e si dissolvono, Varsavia, silenziosa e fredda, distante da coloro che la affollano, che cercano di viverla, che spendono i loro giorni affannati nella penombra delle case, nell’esibita povertà delle strade, nella bellezza pallida e sfiorita dei giardini, è la principale protagonista de La famiglia Moskat (in Italia pubblicato da Tea nella traduzione di Bruno Fonzi), riconosciuto capolavoro di Isaac Bashevis Singer.

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L’ombra del fiume e della volontà di Dio

Recensione di “Ombre sull’Hudson” di Isaac B. Singer

Isaac B. Singer, Ombre sull’Hudson, Tea

New York, alla fine degli anni Quaranta, è allo stesso tempo un rifugio e una prigione. Agli occhi di un gruppo di ebrei sopravvissuti all’immane tragedia dello sterminio nazista la città offre protezione, sicurezza, finanche riposo, mai i suoi silenzi, la sua tranquillità apparente, la distanza quasi incolmabile (eppure non sufficiente) che la divide da quell’Europa d’incubo dove si accumulano milioni di cadaveri, dove la guerra appena conclusa tortura incessantemente i corpi e le anime di coloro che sono scampati ai suoi artigli, restituiscono l’eco degli orrori perpetrati e subiti e con esso la scandalosa, radicale assenza di qualcosa che possa anche solo somigliare a una ragione, a un perché, a un disegno, a una volontà per quanto oscura e indecifrabile.Leggi tutto »L’ombra del fiume e della volontà di Dio

L’apparenza e la realtà

Recensione di “Madre notte” di Kurt Vonnegut

Kurt Vonnegut, Madre notte, Feltrinelli

La prosa di Kurt Vonnegut non ha confini, abbraccia l’universale. È genialmente grottesca, certo, è ironica, beffarda, perfida, ma è soprattutto stralunata. Sembra che Vonnegut riesca ad affrontare ogni argomento, anche il più drammatico, con un’alzata di spalle e un sorriso disarmante; e che in tal modo riesca a disinnescarne la pericolosità, a esorcizzarne fantasmi e paure.

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Un singolo e una nazione

Recensione di “Foto di gruppo con signora” di Heinrich Böll

Heinrich Böll, Foto di gruppo con signora, Einaudi

La vita di una persona, i suoi affetti, le sue conoscenze, i fatti di cui è stata testimone, quelli che hanno avuto origine dalle sue scelte, dalle sue azioni. Questo microcosmo, raccontato in tutti i dettagli, come se invece che le pagine di un libro si scorresse un dossier, poco alla volta supera i confini di un’esistenza singola, trascende ogni particolarismo e si apre alla descrizione di una società, di un pezzo di storia.


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Myskin e il Reich

Recensione di “Berlino ultimo atto” di Heinz Rein

Heinz Rein, Berlino ultimo atto, Sellerio

“Lisbona, San Francisco e Tokyo furono distrutte dai terremoti in pochi minuti; passarono parecchi giorni prima che gli incendi di Roma, Chicago e Londra venissero spenti. I roghi e le scosse che colpirono quel punto della superficie terrestre collocato a 52 gradi e 30 di latitudine nord e a 13 gradi e 24 di longitudine est durarono per quasi due anni. Cominciarono nella notte, buia e serena, del 23 agosto 1943 e cessarono nel grigiore piovoso del 2 maggio 1945. In quel punto, a 32 metri sul livello del mare, su un deposito sabbioso risalente all’era glaciale, fino alla notte in cui prese avvio la sua fatale distruzione sorgeva la città di Berlino”.

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La pace, prezzo dello sterminio

Recensione di “Il complotto contro l’America” di Philip Roth

Philip Roth, Il complotto contro l’America, Einaudi

Un tradimento epocale, qualcosa di così sconvolgente e inaspettato da far svanire ogni certezza, da trasformare, nello spazio di un istante, un intera nazione e tutti i valori sui quali si fonda (e sui quali poggiano le vite dei suoi cittadini) nel suo tragico contraltare. Una coscienza collettiva che d’improvviso giunge all’inimmaginabile e sabota se stessa per abbracciare l’ignoto, per gettarsi fiduciosa in un baratro di parole d’ordine tanto semplici quanto del tutto prive di senso: “Votate per Lindbergh o votate per la guerra”.

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Gli ordinari abiti di Satana

Recensione di “L’eterno filisteo” di Ödön von Horváth

Ödön von Horváth, L’eterno filisteo, Bompiani

Ödön von Horváth è stato abbattuto prima di essersi raccolto per l’ultima impresa. Ma la sua opera, pur frammentaria, basta già per farci presentire che questo poeta era nato come nessun altro per donare al romanzo tedesco un’esauriente ‘Demonologia del piccolo-borghese’. Gioventù senza Dio e Un figlio del nostro tempo sarebbero forse stati i primi volumi di questa Demonologia.

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Nell’anticamera del Reich

Recensione di “Fatherland” di Robert Harris

Robert Harris, Fatherland, Mondadori

Il Terzo Reich ha vinto la guerra, il genio militare di Hitler ha avuto ragione di ogni avversità, di ogni nemico, e il popolo tedesco ora domina il Vecchio Continente. A est, nella Russia quasi completamente soggiogata, tenaci sacche di resistenza danno ancora filo da torcere alle armate germaniche, ma si tratta ormai di ultimi fuochi, anche se questi fuochi ardono ormai da vent’anni. Il Terzo Reich ha trionfato; il nuovo ordine nato per vivere il proprio destino millenario ha cominciato il suo cammino. Leggi tutto »Nell’anticamera del Reich

Il cinema e la svastica

Recensione de “La violetta del Prater” di Christopher Isherwood

Christopher Isherwood, La violetta del Prater, Adelphi

Isherwood è «leggero», con le sue mani stilistiche incredibilmente affusolate non stringe, non maneggia, non tocca, al più sfiora, allude, si mostra costantemente distratto, dimentico, e tuttavia è attento, crudelmente, minutamente attento alle rapide apparizioni che attraversano la sua arguta distrazione. Trascrittore di voci, Isherwood ama i dialoghi veloci e insensati, le conversazioni un po’ sciocche, ma dense di allusioni frivole e inquietanti: comiche tragedie.


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