Il romanzo che è testimonianza
Recensione di “La curée” di Emile Zola
“Sarebbe difficile opporre alla regola metafisica che sembra guidare l’opera
“Sarebbe difficile opporre alla regola metafisica che sembra guidare l’opera
Se è vero che ciascuno di noi è il proprio vissuto, altrettanto innegabile è che ciò che si
“Non c’era mai stato niente di paragonabile [in letteratura] al giorno delle nozze della coppia Coupeau, al loro fantastico pellegrinaggio in processione per le strade di Parigi sotto la pioggia, alla loro visita inzaccherata alle sale del Louvre, dove si perdono come nel labirinto di Creta, e al loro arrivo infine, affamati ed esasperati, alla guinguette dove cenano a un tanto a testa, pagando ognuno per sé, e dove noi ci sediamo accanto a loro, in mezzo all’unto e al sudore, e finiamo per abbandonarci, un po’ commossi e un po’ disgustati, alle loro spiritosaggini, alle loro miserabili, grottesche cattiverie. Ho parlato molto del meccanicismo di [Émile] Zola; ma qui c’è davvero, quasi insopportabile, il senso della vita”.
“Quando il romanzo di Henry Miller Tropico del Cancro apparve nel 1935, ebbe un’accoglienza solo cautamente laudativa, ovviamente condizionata in alcuni dal timore d’apparire amanti della pornografia. Tra coloro che lo lodarono, ci furono T.S. Eliot, Herbert Read, Aldous Huxley, John Dos Passos, Ezra Pound […]. Tropico del Cancro è un romanzo in prima persona, o, se preferite, un’autobiografia in forma di romanzo. Miller stesso sostiene che è una biografia vera e propria, ma il ritmo e la narrazione sono propri del romanzo.
“A modo suo questo libro è molti libri, ma soprattutto è due libri. Il primo, lo si legge come abitualmente si leggono i libri, e finisce con il capitolo 56 e alla pagina dove tre evidentissimi asterischi equivalgono alla parola Fine. Conseguentemente il lettore potrà prescindere senza rimorsi di coscienza da quel che segue. Il secondo, lo si legge cominciando dal capitolo 73 e seguendo l’ordine indicato a piè pagina d’ogni capitolo”.
“A modo suo questo libro è molti libri, ma soprattutto è due libri. Il primo, lo si legge come abitualmente si leggono i libri, e finisce con il capitolo 56 e alla pagina dove tre evidentissimi asterischi equivalgono alla parola Fine. Conseguentemente il lettore potrà prescindere senza rimorsi di coscienza da quel che segue. Il secondo, lo si legge cominciando dal capitolo 73 e seguendo l’ordine indicato a piè pagina d’ogni capitolo”.
Il linguaggio secco, puntuale, dettagliatamente burocratico della procedura, il tecnicismo delle comunicazioni cifrate, gli elementi procedurali di un’indagine squadernati con la massima chiarezza, senza la minima preoccupazione di carattere stilistico, in omaggio a un realismo che non ha né vuole avere alcunché di letterario ma che è d’importanza fondamentale nella costruzione di un’atmosfera, di un ambiente, e nella creazione dei personaggi che in quell’atmosfera e in quell’ambiente vivono, agiscono e muoiono.
Leggi tutto »Jules Maigret, la gemma più preziosa di Georges Simenon
Nel vuoto palcoscenico di città ridotte alle luci e ai tavoli di locali e bistrot, un gruppo di amici, reduci di guerra (e ancor più di vita, sopravvissuti a un’esistenza di cui non comprendono il senso, lo scopo), sembra lottare contro il tempo opponendo al suo scorrere una resistenza passiva fatta di incontri e ozio, di chiacchiere torrenziali e innocue, studiate per restare alla superficie di ogni cosa ed evitare prese di posizione, responsabilità e il tocco gelido della verità. Leggi tutto »In un’alba di macerie e desideri
Recensione di “Senza un soldo a Parigi e a Londra” di George Orwell
Un romanzo che vive nella sottrazione, che si alimenta della nudità della scrittura nello stesso modo in cui altre opere vengono nutrite dal rigoglio espressivo della prosa, dall’eleganza della forma, e in tal modo riconosce all’essenziale realismo della cronaca piena dignità letteraria. A ben guardare un romanzo che nega se stesso per raccontarsi come esperienza , come vissuto, e rappresentare il senso ultimo del lavoro dello scrittore così com’è stato concepito dall’autore stesso: “Il mio punto di partenza è sempre un senso di partigianeria, un senso d’ingiustizia.
Esiste una ristretta cerchia di scrittori la cui prosa, miracolosamente lieve e nello stesso tempo così penetrante da riuscire non soltanto a raccontare il vero ma addirittura a dargli forma, in qualche modo a costruirlo, non conosce confini, restrizioni, limiti, divieti.