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romanzo psicologico

Un uomo in fuga da se stesso

Recensione di “Stiller” di Max Frisch

Max Frisch, Stiller, Mondadori

La citazione con cui si apre Stiller, uno dei migliori romanzi di Max Frisch, ne è anche la principale chiave di lettura. Si tratta di un brevissimo brano tratto da Aut-Aut, saggio scritto dal filosofo e teologo danese Sören Kierkegaard, che parla della scelta di se stesso da parte dell’uomo. Scrive Kierkegaard: “Ecco perché l’uomo fa tanta fatica a scegliere se stesso, perché in questa scelta l’assoluto isolamento è identico alla più profonda continuità, perché con essa si esclude assolutamente ogni possibilità di diventare qualcosa di diverso, anzi di trasformarsi in qualcosa di diverso”.


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Filosofia, psichiatria, storia

Recensione di “La cura Schopenhauer” di Irvin Yalom

Irvin Yalom, La cura Schopenhauer, Neri Pozza

Ci sono romanzi che conquistano più per l’intuizione, lo spunto, l’idea su cui si fondano che per il modo in cui riescono a dare sostanza narrativa a quell’iniziale scintilla. La cura Schopenhauer di Irvin Yalom, di professione psicoterapeuta (nonché professore emerito di Psichiatria all’Università di Stanford) e scrittore per diletto, è una di queste opere.


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L’innocenza perduta su un’isola

Recensione di “Il signore delle mosche” di William Golding

William Golding, Il signore delle mosche, Mondadori

È il pensiero a darsi battaglia ne Il signore delle mosche, l’opera più celebre del romanziere britannico William Golding, Nobel per la Letteratura nel 1983. Quel che a prima vista sembra essere semplicemente un romanzo d’avventura, infatti, cela, tra le pieghe della trama, ben altra profondità.Leggi tutto »L’innocenza perduta su un’isola

Il gelido inverno del Maine

Recensione di “I ragazzi Burgess” di Elizabeth Strout

Elizabeth Strout, I ragazzi Burgess, Fazi Editore

Il successo professionale e l’armonia familiare non sono che maschere, finzioni, artifici; l’autorevolezza costruita ad arte e la studiata sicurezza di sé dozzinali trucchi da artista di strada, maldestri scongiuri e incongrue formule magiche utili forse a tenere lontana la verità, a ignorare la spietata realtà dei fatti, ma del tutto inconsistenti quando in gioco ci sono le persone e la loro salvezza.


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Inappropriato. Come la tragedia

Recensione de “La macchia umana” di Philip Roth

Philip Roth, La macchia umana, Einaudi
Philip Roth, La macchia umana, Einaudi

Il comportamento appropriato nella tragedia classica. Ecco il titolo di un corso il cui argomento verrebbe esaurito prima ancora di cominciare a trattarlo. Perché se appropriato è “la parola in codice corrente per frenare ogni deviazione dalle sane linee di condotta e mettere così ognuno «a suo agio»”, se ciò che è appropriato risulta essere in ogni occasione ciò che è opportuno, conveniente e forse in qualche caso, per puro colpo di fortuna, perfino giusto (o se non proprio giusto, non del tutto sbagliato, almeno), come può esserci spazio per qualsiasi altro comportamento?


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Le spietate intemperie del linguaggio

Recensione di “Great Jones Street” di Don DeLillo

Don DeLillo, Great Jones Street, Einaudi
Don DeLillo, Great Jones Street, Einaudi

Un luogo e un non-luogo, una realtà e il suo contrario, ma anche una iperrealtà, uno spazio non identificabile eppure concreto dove si incontrano, compenetrandosi, le prospettive impossibili di incubi generati da un’immaginazione vertiginosa e insaziabile e i quotidiani orrori figli della peste oscura e onnipresente della modernità, le logiche predatorie di un presente che odora di fogna e Medioevo e le fughe impazzite, incoerenti, sature di ogni possibile follia, di chi non riesce a pensare ad altro che a sopravvivere.


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Sulla scivolosa scacchiera del caso

Recensione di “L’uomo che sorrideva” di Henning Mankell

Henning Mankell, L'uomo che sorrideva, Marsilio
Henning Mankell, L’uomo che sorrideva, Marsilio

Il tormento e l’angoscia da una parte, la pressoché totale assenza di emozioni dall’altra. L’istinto da un lato, il freddo calcolo dall’altro. L’intuizione in un angolo e a quello opposto una meticolosa pianificazione. Una sorta di genialità incostante e un’intelligenza acuta e ordinata a sfidarsi lungo il piano inclinato della vita, sulla scivolosa scacchiera del caso. L’uomo che sorrideva di Henning Mankell, quarta avventura della serie che ha per protagonista il commissario della polizia di Ystad Kurt Wallander, ha nel “fattore umano”, nel finissimo disegno psicologico dei caratteri, tanto la propria chiave di lettura quanto il proprio fondamento.


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L’antisemitismo razionale

Recnsione di “Il problema di Spinoza” di Irvin Yalom

Irvin Yalom, Il problema Spinoza, Neri Pozza
Irvin Yalom, Il problema Spinoza, Neri Pozza

Dal XVII al XX secolo sulle tracce di un legame talmente impalpabile da sembrare inesistente; dalla seconda metà del Seicento alla prima, tragica metà del Novecento per ritrarre, in modo volutamente squilibrato, partigiano, e nello stesso tempo con l’accuratezza e la puntualità dello storico, due figure tra loro distantissime, due poli opposti di un unico universo, quello del pensiero (e del suo tradimento, della sua mistificazione): un filosofo e un ideologo.


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La miseria di un uomo vivo

Recensione di “Il clan dei Mahé” di Georges Simenon

Georges Simenon, Il clan dei Mahé, Adelphi
Georges Simenon, Il clan dei Mahé, Adelphi

Il viaggio, metafora fin troppo trasparente e abusata della presa di coscienza di sé, del tempo perduto, della vita mai davvero vissuta, riflesso nello specchio deformante della vacanza borghese, della villeggiatura quieta e noiosa, muta nel suo opposto, inciampa in un opaco groviglio di rimpianti, si smarrisce in un cortocircuito pensieri confusi, di desideri intensi e inesplorati, di sogni a occhi aperti che hanno il sapore metallico degli incubi, e finisce per ritrovarsi sempre nello stesso luogo, coincidenza di principio e fine, illusorio spiraglio di libertà, replica odiosa eppure irresistibile della quotidiana prigionia dell’esistere.Leggi tutto »La miseria di un uomo vivo

In fuga dentro casa

Recensione di “Corri, Coniglio” di John Updike

John Updike, Corri, Coniglio, Guanda
John Updike, Corri, Coniglio, Guanda

“[…] un personaggio cruciale, degno di collocarsi accanto al Gatsby di Scott Fitzgerald, all’Augie March di Bellow, allo Holden di Salinger, con una carica al tempo stesso realistica e simbolica. Nasceva con Harry Angstrom, detto Coniglio, un significativo esemplare di uomo senza qualità, figlio della «folla solitaria» teorizzata da David Riesman in un’altra opera paradigmatica”. Così Claudio Gorlier, nell’introduzione all’edizione pubblicata da Guanda di Corri, Coniglio di John Updike, inquadra l’antieroe protagonista di questo celebre romanzo, passo d’avvio di una saga che conta in tutto quattro libri.


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