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Seconda Guerra Mondiale

Cinquantasette notti


Recensione di “Splendore e viltà” di Erik Larson

recensione - splendore e viltà - erik larson
Erik Larson, Splendore e viltà, Neri Pozza

“Fu solo quando mi trasferii a Manhattan, alcuni anni fa, che compresi con improvvisa chiarezza fino a che punto l’esperienza dell’11 settembre 2001 fosse stata diversa per i newyorchesi rispetto a chi aveva seguito la tragedia a distanza. A subire l’attacco era stata la loro città natale.
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L’oro e la morte

Recensione di “Il commissario” di Sven Hassel

recensione - Sven Hassel - Il commissario
Sven Hassel, Il commissario, BUR

L’orrore mutato in comicità, la paura che si dissolve in un ghigno, la realtà vestita d’assurdo, così strettamente aggrovigliata a situazioni improbabili, assurde e folli da perdere qualsiasi somiglianza con il vero, con tutto ciò che ha qualche probabilità di accadere.
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La lingua del mare

Recensione di “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo

Stefano DìArrigo, Horcynus Orca, Rizzoli

“A sentire Alberto Savinio, «uno dei probabili etimi di Mare, e proposto come tale da Curtius, è il sanscrito Maru, che significa deserto e propriamente cosa morta, dalla radica Mar, morire». Ebbene, ambientato in un piccolo paese della riva siciliana dello Stretto di Messina, Horcynus Orca è un romanzo di morte e di mare che si chiude sopra il deserto dei valori di un mondo travolto dalla guerra […]. Epica e religione?


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Myskin e il Reich

Recensione di “Berlino ultimo atto” di Heinz Rein

Heinz Rein, Berlino ultimo atto, Sellerio

“Lisbona, San Francisco e Tokyo furono distrutte dai terremoti in pochi minuti; passarono parecchi giorni prima che gli incendi di Roma, Chicago e Londra venissero spenti. I roghi e le scosse che colpirono quel punto della superficie terrestre collocato a 52 gradi e 30 di latitudine nord e a 13 gradi e 24 di longitudine est durarono per quasi due anni. Cominciarono nella notte, buia e serena, del 23 agosto 1943 e cessarono nel grigiore piovoso del 2 maggio 1945. In quel punto, a 32 metri sul livello del mare, su un deposito sabbioso risalente all’era glaciale, fino alla notte in cui prese avvio la sua fatale distruzione sorgeva la città di Berlino”.

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Tralfamadore. E poi Dresda

Recensione di “Mattatoio n. 5” di Kurt Vonnegut

Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5, Feltrinelli
Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5, Feltrinelli

Chiamata a esprimere l’inesprimibile, a dare voce (e dunque, almeno in qualche misura, anche un perché, una ragione) a orrori così spaventosi da non poter essere neppure immaginati, la parola si scopre capace di superare di se stessa; trova lo slancio necessario a ridisegnare la propria geografia semantica, arriva a nutrirsi di quella folle, generosa anarchia che sola le permette di reinventarsi nella forma, nello stile, nell’architettura narrativa, e in tal modo replica alla realtà d’incubo con la quale è chiamata a misurarsi con l’abbagliante esultanza di un miracolo creativo.

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Ogni omissione è un mancato atto d’amore

Recensione di “Il tempo dell’attesa. La saga dei Cazalet II” di Elizabeth Jane Howard

 

Elizabeth Jane Howard, Il tempo dell'attesa, Fazi Editore
Elizabeth Jane Howard, Il tempo dell’attesa, Fazi Editore

Settembre 1939. Leggerezza, spensieratezza e perfino felicità sbiadiscono nel ricordo, impallidiscono nella memoria per far ritorno, come spettri, furie, erinni, nella rabbia e nello sdegno per l’illusoria “pace con onore” orgogliosamente rivendicata dal Primo Ministro Chamberlain.


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