Recensione de “Il circolo Pickwick” di Charles Dickens
Eppure il “tesoro” Charles Dickens è lì, in piena vista. Riluce nelle storie narrate e soprattutto nell’intaglio dei personaggi, archetipi immortali dei più diversi tipi umani. Avvocati, filantropi, imbroglioni, usurai, aristocratici rigidi e impettiti, popolani tanto schietti da apparir brutali… nel teatro delle meraviglie dickensiano sembra esserci spazio per tutti.
In questa infinita galleria di ritratti, spicca il signor Samuel Pickwick, protagonista, assieme a un gran numero di altri caratteri, di un lungo e divertentissimo romanzo, Il Circolo Pickwick, forse la più allegra e vivace delle sue opere.
Ingenuo e puro al pari di un bambino, Pickwick, e con lui gli amici più cari, membri del circolo che porta il suo nome, vive ogni sorta di avventure; il mondo tende senza sosta i suoi tranelli a Pickwick, a ogni angolo di strada gli prepara una beffa, un’offesa, un danno, e sembra sempre sul punto di annientarlo, ma a dispetto di ogni avversità Pickwick resiste; con una spontaneità, una dolcezza e un’autenticità uniche nella storia della letteratura, Samuel sorride e tende la mano al suo torturatore, mormora garbate parole di gratitudine e si rimette in cammino.
Samuel Pickwick è l’amico che tutti vorremmo avere. Probabilmente è la persona che tutti vorremmo essere. Almeno un po’.
Nell’edizione Grandi Classici Mondadori, Il Circolo Pickwick è arricchito da un saggio introduttivo di G.K. Chesterton. Riporto qui la conclusione del suo scritto; non penso si possa presentare meglio di così l’illustrissimo signor Pickwick.
Buona lettura.
A colui che è abbastanza savio da poter essere beffato non mancheranno mai le occasioni di correre avventure e di averne grande gioia. Sarà felice dentro alle trappole che altri gli avranno teso, cadrà nelle reti degli inganni e vi dormirà tranquillamente. Davanti a colui che è pervaso da una dolcezza più disarmante del semplice coraggio, tutte le porte si spalancheranno. E tutto questo è detto senza possibilità di equivoco in una breve e felice frase: cascarci sempre. Cadere in tutte le trappole vuol dire vedere l’interno di ogni cosa. Vuol dire godere l’ospitalità delle circostanze. Con accompagnamento di torce e di trombe, come un ospite d’onore, il semplicione viene colto in trappola dalla vita. Lo scettico invece rimane chiuso fuori.