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Miss Marple, l’errore in un piano altrimenti perfetto

Recensione di “Istantanea di un delitto” di Agatha Christie

 

Agatha Christie, Istantanea di un delitto, Mondadori
Agatha Christie, Istantanea di un delitto, Mondadori

Forse nessun genere letterario rifiuta le contraddizioni come il giallo. Quando ci sono di mezzo omicidi, misteri da risolvere, colpevoli da smascherare e indagini da condurre non c’è spazio per incertezze e passi falsi; proprio come in un puzzle, infatti, ogni tassello deve incastrarsi perfettamente a un altro, e questo al successivo, in una catena di deduzioni e di rapporti di causa-effetto granitica e inevitabile come una legge fisica.


Eppure, poiché ogni regola vive in forza della sua eccezione, ecco comparire, e proprio nei romanzi scritti dalla più celebre e amata giallista di sempre, Agatha Christie, qualcosa di così originale, sorprendente e riuscito da essere, nello stesso tempo, una palese contraddizione e il suo magistrale superamento: Jane Marple, una vecchietta tanto mite e inoffensiva quanto curiosa e intelligente, che si rivela essere un’investigatrice infallibile. Miss Marple, proprio come Hercule Poirot, altro immortale personaggio partorito dalla geniale fantasia della Christie, è prima di tutto un’acuta osservatrice della natura umana, ma a differenza del bizzoso detective belga, che ha pur sempre un’allure adatta ai brutali contesti nei quali opera, questa anziana donna dalle maniere sorpassate e avida di pettegolezzi sembra più un elemento estraneo al thriller, una riuscita trovata dell’autrice, alla ricerca di qualcosa di inaspettato capace di stemperare un’atmosfera troppo cupa, che il fondamento di un romanzo giallo.

Perché Miss Marple incuriosisce, strappa sorrisi, a volte riesce persino a irritare con la sua insistenza, sempre formalmente ineccepibile ma non per questo meno importuna, ma resta comunque essenzialmente estranea alla cornice delittuosa, ai moventi che spingono gli uomini a uccidere e ai contesti, spesso oscuri, malati, corrotti, da cui si originano i fatti di sangue. Miss Marple è l’errore in un piano altrimenti perfetto, la disattenzione che manda a monte un disegno (criminale, naturalmente) preparato per mesi in ogni minimo particolare, è il verificarsi del caso, di ciò che è impossibile da prevedere, ed è questa sua caratteristica a renderla la miglior protagonista possibile per un giallo.

Nessuno infatti meglio di chi non solo è estraneo ai fatti ma è lontanissimo da ciò che ha portato al loro verificarsi, ha la lucidità necessaria per osservare la verità e tutti i tentativi compiuti per celarla; così Miss Marple, forte prima di tutto della propria estraneità alle indagini di cui si occupa (e poi, naturalmente, fidando nella sua grande intelligenza e nella sua non comune abilità di raccoglitrice di informazioni), sbroglia casi all’apparenza insolubili finendo immancabilmente per individuare il colpevole e assicurarlo alla giustizia. In uno dei più brillanti romanzi che la vedono all’opera, Istantanea di un delitto, Jane Marple offre, a mio avviso, il meglio delle sue capacità indagando a distanza.

Dapprima trova un cadavere di cui nessuno sospetta l’esistenza (il corpo è quello di una donna, uccisa, secondo quanto racconta un’amica di Miss Marple, Elspeth McGillicuddy, a bordo di un treno; la signora McGillicuddy, in viaggio per andare a far visita a Miss Marple, ha assistito all’omicidio dallo scompartimento di un altro treno; il delitto infatti si è verificato proprio nel breve momento in cui i due convogli, pur diretti verso destinazioni diverse, hanno marciato parallelamente; purtroppo, però, nessuno oltre lei ha visto nulla, e le prime ricerche compiute dalla polizia non danno risultati), poi, grazie all’aiuto della sua ex governante, riesce a venire a capo del mistero e a scoprire l’autore del delitto.

Memorabile, al principio del libro, l’approccio si Miss Marple all’indagine (a quel che lei, fin dall’iniziale confessione dell’amica, considera a tutti gli effetti un’indagine): “Fedele agli insegnamenti che sua madre e sua nonna le avevano dato, e cioè che una vera signora non deve mai mostrarsi né scandalizzata né sorpresa, Miss Marple si limitò ad alzare le sopracciglia e a scrollare il capo. «Molto penoso per te, Elspeth, e indubbiamenteinsolito, certo» disse. «Credo che dovresti parlarmene subito». Era proprio quello che la signora McGillicuddy desiderava. Lasciò che la padrona di casa la facesse accomodare vicino al fuoco, si mise a sedere, si tolse i guanti e si lanciò in una descrizione a tinte forti dell’accaduto. Miss Marple l’ascoltò con la massima attenzione. E quando la signora McGillicuddy s’interruppe per riprender fiato, affrontò l’argomento in tono deciso. «Secondo me, cara, la cosa migliore che tu possa fare è salire a toglierti il cappello e a rinfrescarti. Poi ceneremo, e durante la cena non ne parleremo affatto. Più tardi esamineremo a fondo la faccenda e la discuteremo sotto tutti gli aspetti»

Non v’è dubbio che un’impeccabile ospitalità, una chiacchierata innocua e un’ottima e rilassante cena non siano la maniera più ortodossa di affrontare un omicidio, ma si è già detto che Miss Marple non è la polizia, non ha nulla a che vedere con i suoi metodi. Questa donna ormai in là con gli anni ma che ancora gode ottima salute è solo un inciampo sulla strada dell’assassino, un ostacolo piccolo ma impossibile da evitare.

Ricco di sorprese e di piacevolissima ironia Istantanea di un delitto è un piccolo gioiello che una volta cominciato non si abbandona più. Lo stile pulito della Christie, i suoi personaggi, sempre prossimi a sprofondare in eccessi grotteschi, e gli ambienti descritti con cura minuziosa sono per tutti i lettori un irresistibile canto di sirena.

Eccovi l’incipit del romanzo (la traduzione è di Grazia Griffini). Buona lettura.

Trafelata, la signora McGillicuddy seguiva affannosamente il facchino che le portava la valigia. La signora McGillicuddy era bassa e tarchiata, il facchino alto, con il passo scattante. In aggiunta, era carica di una quantità di pacchi, risultato di una giornata di acquisti natalizi. Di conseguenza, la sua era una gara già perduta in partenza e, infatti, quando il facchino svoltò l’angolo in fondo al marciapiede, la signora McGillicuddy si era appena lasciata indietro i cancelli d’ingresso. Il marciapiede n. 1 non appariva molto affollato in quel momento perché ne era appena partito un treno; invece in quella specie di terra di nessuno che era la pensilina retrostante, una folla disordinata si precipitava di qua e di là, salendo e scendendo dai sottopassaggi della metropolitana, entrando e uscendo dai depositi bagagli, dal buffet, dagli uffici informazioni, fermandosi davanti ai tabelloni degli orari, varcando in un continuo flusso e riflusso i cancelli degli arrivi e delle partenze. 

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